
Lo scioglimento della calotta glaciale della Groenlandia è iniziato nello stesso periodo in cui l’essere umano ha iniziato a modificare l’atmosfera, più o meno a metà del 1800, cosa che fornisce una prova pressoché inoppugnabile dei cambiamenti che le attività degli esseri umani stessi stanno portando all’ambiente, secondo una ricerca apparsa su Nature.
Secondo Luke Trusel, un glaciologo della School of Earth & Environment della Rowan University, uno degli autori della ricerca, lo stesso livello del mare è il più alto mai registrato negli ultimi tre secoli e mezzo ma lo stesso ricercatore lascia intendere che potrebbe essere il più alto delle ultime migliaia di anni.
Lo studio ha riscontrato inoltre un aumento dello 50% del deflusso totale delle acque ghiacciate rispetto all’inizio dell’era industriale ed un aumento della 30% dal XX secolo. Ciò significa che, da una prospettiva storica, come specifica Sarah Das, glaciologa presso l’Istituto oceanografico Woods Hole (WHOI) e coautrice dello studio, “i tassi di fusione attuali sono fuori scala e questo studio fornisce le prove per dimostrarlo”.
Lo stesso studio rimarca anche il fatto che lo scioglimento della calotta della Groenlandia non seguirà di pari passo il graduale aumento del riscaldamento globale, come spiega lo stesso Trusel, ma sarà addirittura più veloce: “Invece di aumentare costantemente man mano che il clima si scalda, la Groenlandia si scioglierà sempre più per ogni grado di riscaldamento. Lo scioglimento e l’innalzamento del livello del mare che abbiamo osservato già saranno sminuiti da quello che ci si può aspettare in futuro dal momento che il clima continua a scaldarsi”.
I ricercatori hanno studiato le carote di ghiaccio della calotta groenlandese sia a livello del mare che a circa 2000 metri sopra e il livello del mare.
Fonti e approfondimenti
- Greenland Ice Sheet Melt ‘Off the Charts’ Compared With Past Four Centuries : Woods Hole Oceanographic Institution (IA)
- Nonlinear rise in Greenland runoff in response to post-industrial Arctic warming | Nature (DOI: 10.1038/s41586-018-0752-4) (IA)
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