
A causa dello scioglimento sempre più insistente delle coperture nevose nelle Alpi, un fattore che, secondo gli scienziati, non può essere più compensato da nevicate più abbondanti, ci saranno conseguenze molto negative per la stessa vegetazione alpina. Un nuovo studio, condotto da ricercatori dell’Università di Basilea, calcola che, entro la fine di questo secolo, il manto nevoso a 2500 metri di altitudine potrebbe scomparire, nel corso dell’anno, un mese prima di quanto avvenga oggi.[1]
Gli stessi scienziati calcolano che la copertura nevosa continua per una durata di 30 giorni sotto ai 1600 metri di altitudine risulterà un evento molto raro. Secondo Maria Vorkauf del Dipartimento di Scienze Ambientali, il manto nevoso è un fattore ambientale molto importante in quanto fa da protezione alle piante alpine riparandole dal gelo. La stessa stagione di crescita delle piante comincia solo dopo lo scioglimento della copertura nevosa. Questo vuol dire che cambiamenti come quelli che si stanno avvertendo e che riguardano la copertura nevosa delle Alpi possono avere un’influenza molto grande sulla vegetazione alpina.
I ricercatori hanno usato i dati raccolti da 23 stazioni sin dal 1958 e i dati raccolti con la rete di misurazione IMIS, che ha cominciato a funzionare nel 2000. Le analisi hanno mostrato che tra il 1958 e il 2019 la copertura nevosa tra i 1000 e i 2500 metri continua a sciogliersi, in media, 2,8 giorni prima, nel corso dell’anno, ogni decennio.
Secondo i ricercatori le principali conseguenze saranno un prolungamento della stagione di crescita delle piante alpine, un minor numero di fiori, una crescita più stentata delle foglie e, in generale, un tasso di sopravvivenza inferiore soprattutto a causa delle gelate: “Alcune specie come il carice alpino, tipico delle praterie alpine, cresceranno e fioriranno prima a causa del precoce scioglimento della neve”, spiega la stessa Vorkauf.[1]