In un nuovo studio, condotto da ricercatori dell’Università del New Hampshire, viene ripreso il discorso riguardante le vaste quantità di mercurio contenute nel permafrost, in particolare nelle aree artiche. Con il riscaldamento globale in corso, il permafrost si sta sciogliendo e ciò vuol dire che grandi quantità di mercurio si stanno riversando nell’ambiente.
Nel nuovo studio, pubblicato su Geochemical Perspectives Letters, viene riferito che questo stesso mercurio, una volta introdotto nell’ambiente perché liberato dal permafrost ghiacciato, può trasformarsi in forme più mobili e diventare ancora più tossico per la fauna selvatica, quella della terraferma e quella delle acque.
In particolare i ricercatori si sono concentrati sulla riallocazione del mercurio causata dallo scioglimento del permafrost a nord del circolo polare artico, nei dintorni di Abisko, in Svezia. Confermano l’aumentato livello di metilmercurio, una neurotossina, ogni qualvolta le temperature di questa regione si abbassano al di sotto di un certo livello.
Secondo Florencia Fahnestock, autrice principale dello studio e dottoranda in scienze della terra, la presenza di metilmercurio nell’ambiente può portare a impatti significativi sulla riproduzione e sulle popolazioni della fauna selvatica artica.
Inoltre la stessa presenza della neurotossina nell’ambiente potrebbe portare a grossi problemi anche a chi caccia gli animali selvatici per nutrirsi, come alcune popolazioni indigene. Questo senza contare quei casi in cui il metilmercurio finisce nel mare e dunque nei pesci che vengono pescati.
Il metilmercurio è la forma più tossica di mercurio e sfortuna vuole che è anche la versione più facilmente assimilabile dagli animali.
Nel corso dello studio ricercatori hanno scoperto che un paesaggio in particolare, quello delle palse paludose, vede le più alte concentrazioni di metilmercurio rispetto ad altri paesaggi. Le aree che hanno analizzato, paesaggi fatti di acqua e torba scongelata, permettono al mercurio di iniziare il processo di metilazione per diventare ancora più tossico a causa della mancanza di ossigeno nei sedimenti, un mix perfetto affinché il mercurio possa convertirsi in metilmercurio.
Inoltre secondo i ricercatori lo stesso mercurio, una volta rilasciato nell’ambiente a causa del disgelo, può essere in maniera relativamente facile trasportato dall’acqua e dal vento anche molto lontano dal posto in cui è fuoriuscito.
Approfondimenti
- Geochemical Perspectives Letters – Mercury reallocation in thawing subarctic peatlands (IA) (DOI: 10.7185/geochemlet.1922)