
Un circuito del cervello collegato alla possibilità di ignorare il proprio istinto legato alla paura in base ad una precedente esperienza è stato scoperto nei topi da un team di ricercatori del Sainsbury Wellcome Center. Si tratta di una scoperta che potrebbe avere importanza per quanto riguarda il controllo delle risposte alla paura anche negli esseri umani.
Nucleo genicolato laterale ventrale
L’area del cervello dove risiede questo meccanismo è il nucleo genicolato laterale ventrale (ventral lateral geniculate nucleus, vLGN), come spiega un comunicato dello stesso centro inglese.[1]
Sopprimendo l’attività in questa regione del cervello dei topi, questi ultimi mostravano di cercare maggiormente di restare al sicuro e di sfuggire al pericolo percepito. Attivando invece i neuroni in questa zona, la risposta alle minacce imminenti veniva abolita.
Che cos’è la paura
La paura è un sentimento normale, presente nella maggior parte delle specie animali, naturalmente anche negli esseri umani. La paura e il sentimento collegato dell’ansia possono infatti risultare molto utili per sfuggire alle minacce, come quelle che possono essere rappresentate dai predatori.
La risposta ad una minaccia provocata dalla paura può essere modificata dalle conoscenze che si possono fare con le esperienze. Ad esempio essere svegliati da rumori di esplosione di fuochi d’artificio può spaventare le prime volte ma se la cosa si ripete, ad esempio per mesi o anni, alzarsi dal letto di sobbalzo non sarà più la reazione primaria.
L’elaborazione del pericolo da parte del cervello
L’elaborazione del pericolo da parte del cervello è un processo molto complicato che vede la partecipazione di diverse aree ma i meccanismi che sono alla base del controllo della paura, un sentimento chiaramente collegato alla stessa elaborazione del pericolo, non sono ancora molto chiari.
Si tratta di un controllo importantissimo perché una compromissione di questo circuito può arrecare o aggravare diversi disturbi d’ansia, come il disturbo da stress post traumatico, o le fobie.
Esperimenti sui topi
I ricercatori, facendo esperimenti sui topi, hanno scoperto che il vLGN può controllare le reazioni di fuga in base alle conoscenze attraverso le esperienze precedenti e quindi in base alla valutazione del rischio. In particolare i ricercatori hanno scoperto una sottocategoria di neuroni inibitori nella suddetta area che sembra essere molto collegata alle reazioni di fronte ad un pericolo in base alle conoscenze acquisite.
Quando l’attività di questo gruppo di neuroni risultò alta, la reazione alla minaccia dei topi risultava più fioca o del tutto inibita. Quando l’attività di questi neuroni invece era bassa, c’era una maggiore reazione alla minaccia (i topi cominciavano a fuggire e a cercare un luogo sicuro).
“cancello inibitorio” della paura
Alex Fratzl, il primo autore dello studio, spiega che il nucleo genicolato laterale ventrale è una sorta di “cancello inibitorio” che è alla base della costituzione di una soglia per la sensibilità alle minacce. Questa soglia sembra essere regolata dalle conoscenze acquisite tramite le esperienze.
Si tratta di una scoperta che potrebbe servire anche per gli esseri umani, naturalmente non per sfuggire ai predatori ma in quei casi in cui le reazioni istintive di fronte alla paura possono essere sregolate. Si dovrà, però, capire se anche negli esseri umani esistono circuiti cerebrali simili. Intanto lo studio è stato pubblicato sulla rivista Neuron.[2]