Una maestosa eruzione prodotta da una magnetar, contraddistinta da un livello di luminosità paragonabile a quella che il Sole irradia nel corso di 100.000 anni, è stata intercettata da un team internazionale di ricercatori i quali hanno pubblicato i risultati dello studio su Nature. Gli stessi risultati potrebbero rivelarsi molto utili per capire come funzionano le eruzioni delle magnetar giganti.
Magnetar
Una magnetar è una stella di neutroni con un campo magnetico potentissimo che emette radiazioni elettromagnetiche ad altissima energia, soprattutto sulla lunghezza d’onda dei raggi X e dei raggi gamma.
La magnetar analizzata, denominata GRB2001415 e situata in un’altra galassia a circa 13 milioni di anni luce di distanza, ha infatti prodotto, il 15 aprile 2020, una vera e propria esplosione che è durata un decimo di secondo.
Instabilità improvvise nella magnetosfera
Secondo gli scienziati queste esplosioni potentissime sono da ricondurre ad instabilità improvvise che avvengono nella magnetosfera, forse “terremoti” che avvengono nella crosta, uno strato elastico spesso solo un chilometro.
Alberto J. Castro-Tirado, uno degli autori dello studio, spiega che, qualsiasi sia l’innesco di queste esplosioni, esse avvengono nella zona della magnetosfera e creano delle onde simili alle onde Alfvén. Queste, che avvengono anche nel Sole, sono onde magnetoidrodinamiche che interagiscono dissipando l’energia.
Strumento che si trova sulla Stazione Spaziale Internazionale
I calcoli che gli scienziati hanno effettuato sono coerenti con la spiegazione delle onde Alfvén. Anche il fatto che lo stesso fenomeno sia terminato in pochissimi millisecondi è coerente con questa ipotesi. I ricercatori hanno rilevato l’esplosione grazie ad uno strumento che si trova sulla Stazione Spaziale Internazionale denominato ASIM. I dati sono stati raccolti solo per due secondi ma le successive analisi sono durate poi più di un anno. L’esplosione acquisita dallo strumento è l’eruzione di una magnetar più distante mai individuata fino ad oggi.
Note
- Very-high-frequency oscillations in the main peak of a magnetar giant flare | Nature (DOI: 10.1038/s41586-021-04101-1)