Scoperta proteina che, se stimolata, aumenta massa muscolare e contrasta atrofizzazione

Stimolando la proteina PKA nei topi i ricercatori ottenevano un miglioramento della massa muscolare (credito: Dawit Gonçalves/FMRP-USP)

Un team di ricercatori ha scoperto che per contrastare l’atrofia muscolare umana potrebbe essere utile stimolare una particolare proteina che è prodotta naturalmente dal nostro stesso corpo. Secondo i ricercatori dell’Università di San Paolo (USP), Brasile, questa potrebbe essere un’importante strategia in futuro per contrastare la perdita di massa muscolo-scheletrica, una condizione che è collegata all’invecchiamento ma anche a diverse patologie di tipo neurodegenerativo o infiammatorio.

Ne soffrono, però, anche quei pazienti che devono trascorrere lunghi periodi di tempo a letto, ad esempio quelli delle unità di terapia intensiva. I ricercatori hanno stimato che per ogni 10 giorni in terapia intensiva, si ha una perdita fino al 20% della massa muscolare nelle gambe o in apparati importanti come il diaframma.
Al momento le uniche vere armi di contrasto per l’atrofia muscolare che non abbiano importanti effetti collaterali sono la fisioterapia, gli esercizi di respirazione e l’elettrostimolazione. In questo caso i ricercatori potrebbero averne scoperto un quarto: la sovraespressione della proteina chinasi A (PKA), come spiega Luiz Carlos Navegantes, ricercatore del Dipartimento di Fisiologia dellascuola medica Ribeirão Preto della USP, uno degli autori dello studio.

Nel corso degli esperimenti sui topi, infatti, la sovraesposizione di questa proteina migliorava la resistenza muscolare nei confronti della fatica degli animali. La PKA sopprimeva le proteine FoxO, ossia le proteine che attivano i geni collegati all’atrofia, e ciò aumentava conseguenzialmente la formazione delle fibre muscolari agevolando l’ipertrofia.
Potrebbe trattarsi di un metodo che, se applicabile anche agli esseri umani, potrebbe proteggere i muscoli dall’atrofia senza effetti collaterali degni di nota.

Gli unici farmaci esistenti per trattare l’atrofia muscolare, infatti, hanno degli effetti collaterali che a volte possono essere anche gravi tra cui la tachicardia, l’ipertrofia cardiaca, l’infarto o anche la morte, come spiega il comunicato sul sito dell’università brasiliana (primo link qui in basso) che descrive, tra l’altro, anche come i ricercatori sono giunti a capire che era proprio questa proteina a rappresentare una potenziale soluzione al problema dell’atrofizzazione dei muscoli. Il relativo studio è stato pubblicato sul FASEB Journal.

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