Ancora una volta arriva la conferma che i cosiddetti pianeti “fluttuanti” non sono per nulla rari, almeno nella nostra galassia. I pianeti fluttuanti sono pianeti erranti che non appartengono ad alcun sistema stellare e che quindi non sono legati gravitazionalmente ad un altro oggetto. Proprio per questo vagano per la nostra galassia orbitando intorno al centro della stessa così come fanno le altre stelle.
Il nuovo studio, pubblicato su Monthly Notice of the Royal Astronomical Society, si basa sulle analisi dei dati raccolti nel 2016 dal telescopio spaziale Keplero della NASA.
Dati raccolti da Keplero nel 2016
Il telescopio dell’istituto americano nel 2016 fu infatti puntato verso un’area situata nel centro della galassia. I dati che raccolse sono stati poi utilizzati dai ricercatori, cinque anni dopo, per individuare eventuali pianeti non appartenenti a sistemi stellari con il metodo del microlensing. Questo è l’unico metodo che può essere utilizzato per individuare questi pianeti che non appartengono ad altri sistemi. Si tratta di un metodo che richiede l’esistenza di diversi fattori e quindi individuarne 27, così come hanno fatto i ricercatori dietro questo studio, infonde notevoli speranze sul fatto che in realtà non sono per nulla rari.
Che cos’è il microlensing gravitazionale?
Il fenomeno del microlensing prevede l’individuazione di un oggetto ingrandito dalla distorsione della luce di un altro oggetto posto tra il primo oggetto da individuare e noi. La luce dell’oggetto da individuare viene in parte distorta e quindi ingrandita secondo un fenomeno, tra l’altro, predetto da Einstein più di 100 anni fa.
Di solito con questo metodo si individuano grossi oggetti come le galassie o al massimo le stelle e solo una piccolissima percentuale degli oggetti “ingranditi” rappresentata pianeti.
Nuovi metodi per individuare pianeti erranti
Inulto i ricercatori hanno dovuto sviluppare un nuovo metodo per analizzare campi stellari più densi della nostra galassia per individuare progetti più piccoli come i pianeti con il microlensing. In particolare hanno dovuto trovare un modo per ridurre i dati del “rumore di fondo” non utili, una vera e propria cacofonia che non avrebbe permesso l’individuazione di oggetti del genere così piccoli e di individuare segnali sfuggenti che potessero indicare la presenza di pianeti.
E questo senza contare che il telescopio spaziale Keplero è in funzione da molti anni e dunque le sue tecnologie non sono proprio nuovissime, come fa notare Iain McDonald, ricercatore dell’Università di Manchester che ha partecipato allo studio.
Individuati 27 pianeti fluttuanti, di cui 4 delle dimensioni terrestri
Dei 27 segnali individuati i risultati positivi, quattro di essi erano più brevi e, secondo i ricercatori, sono riconducibili a pianeti con una massa simile alla Terra.
Tutti i segnali sono coerenti con quelli di pianeti non appartenenti ad un sistema stellare. Secondo i ricercatori, in ogni caso, la maggior parte di questi pianeti si forma comunque in un sistema stellare ma, per un motivo per un altro, “schizzano” via dal sistema o comunque ne fuoriescono inoltrandosi poi nello spazio aperto.
Il metodo ideato da McDonald, coadiuvato dal collega Eamonn Kerins della stessa Università, potrebbe essere utilizzato anche in futuro con tecnologie più avanzate per individuare pianeti di massa terrestre erranti nella nostra galassia.
Le lune di questi pianeti potrebbero ospitare vita
Questi pianeti hanno destato ancora più interesse nella comunità scientifica dopo che diversi studi, tra cui uno pubblicato proprio qualche settimana fa, hanno mostrato che eventuali lune che orbitano intorno a loro potrebbero in effetti vantare un ambiente adatto per la vita.
Ciò è possibile grazie allo stesso effetto che esiste, per esempio, su alcune delle lune di Giove, soprattutto Europa, un effetto denominato “marea gravitazionale”. In sostanza la massa del pianeta può distorcere quella della luna e ciò crea un calore interno a quest’ultima necessario per la presenza di acqua liquida sulla sua superficie o poco sotto di essa, ad esempio sotto lo strato di ghiaccio.