Chi ha avuto un infarto o un ictus ha più probabilità di avere un altro attacco dello stesso tipo rispetto a chi non ne ha mai avuto uno pure non ne ha avuto uno per molto tempo.
Una nuova ricerca, apparsa sul Journal of American College of Cardiology, tenta proprio di spiegare le motivazioni legate al secondo infarto o al secondo ictus che avvengono nei mesi successivi ad un primo attacco e tenta anche di trovare nuovi metodi di contrasto.
Lo studio in particolare ha posto la propria attenzione sui processi che accadono nei vasi sanguigni, ritenuti responsabili dei nuovi attacchi, eseguendo varie sperimentazioni sui topi.
Gli attacchi di cuore nei topi inducono le cellule infiammatorie e le piastrine ad aderire in maniera più stretta alla parte interna delle arterie, e ciò avviene in tutto il corpo. Queste cellule e piastrine causano dunque una certa instabilità della placca delle arterie contribuendo poi alla formazione di coaguli di sangue e dunque alzando il rischio di nuovi attacchi.
I ricercatori hanno anche provato, però, uno nuovo trattamento nei topi che hanno avuto un attacco di cuore o un ictus scoprendo che l’antiossidante apocinina (apocynin) riduceva l’accumulo di placca facendolo tornare ai livelli prima dell’attacco.
Secondo l’autore principale dello studio, Jonathan R. Lindner professore di medicina cardiovascolare presso la Scuola di Medicina dell’Oregon Health & Science University, questa scoperta potrebbe favorire un nuovo approccio per ridurre il rischio di un secondo infarto o di un secondo ictus a poca distanza dal primo.
Fonti e approfondimenti
- Antioxidant reduces risk for second heart attack, stroke | OHSU News (IA)
- Myocardial Infarction Produces Sustained Proinflammatory Endothelial Activation in Remote Arteries – ScienceDirect (DOI: 10.1016/j.jacc.2018.06.044) (IA)
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