
Un periodo di “picco” occorso durante un riscaldamento globale avvenuto tra 128.000 e 125.000 anni fa è stato analizzato da un team ricercatori che hanno acquisito informazioni molto interessanti che potrebbero diventare molto utili in relazione a ciò che sta accadendo alla Terra durante i giorni nostri. Lo studio è stato pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences; il team è stato guidato da Syee Weldeab, un paleoclimatologo dell’Università della California a Santa Barbara.
Analizzato il periodo di picco dell’episodio caldo dell’eemiano
I ricercatori hanno analizzato il periodo di picco dell’episodio caldo dell’eemiano, occorso tra 128.000 e 125.000 anni fa. Nel corso di questi 3000 anni la Terra ha vissuto un clima abbastanza caldo, almeno 1-1,5° centigradi più caldo rispetto alla media del periodo dell’olocene (gli ultimi 11.700 anni). I ricercatori hanno analizzato campioni di sedimenti marini reperiti dall’area dell’Atlantico tropicale scoprendo un riscaldamento oceanico definito come “eccezionalmente forte”, nel comunicato emesso oggi dall’Università californiana. Il riscaldamento riguardo soprattutto la colonna d’acqua intermedia e si svolse durante un breve intervallo di tempo collocato proprio durante questo periodo di picco dell’eemiano.
Lo scioglimento della calotta glaciale della Groenlandia
Durante questo periodo, spiega Weldeab, la calotta glaciale groenlandese si è ridotta tal punto che l’acqua da disgelo riversatasi nell’oceano Atlantico ha perturbato la sua circolazione. Questo evento ha provocato un riscaldamento delle acque intermedie che è stato poi ricostruito nello studio. La circolazione è stata perturbata perché di solito l’acqua salata e calda viaggia verso nord dai tropici e si raffredda quando raggiunge le altitudini medie ed alte. Quest’acqua più fredda scende poi verso le aree più profonde del mare e ritorna verso i tropici. Queste sono le correnti che abbiamo oggi.
Riscaldamento dell’acqua finora non documentato
Durante quel periodo, a causa della grossa quantità di acqua dolce riversatasi nel Nord Atlantico dopo lo scioglimento della calotta groenlandese, l’acqua fredda nelle profondità intermedie dell’Atlantico tropicale si ridusse. Ciò produsse un riscaldamento più grande di quanto altri studi abbiano stimato in precedenza in relazione ad eventi simili. “Mostriamo un riscaldamento dell’acqua finora non documentato e notevolmente grande a profondità intermedie, un aumento della temperatura di 6,7°C rispetto al valore medio”, spiega Weldeab.
Dissoluzione del metano
Tra le varie conseguenze di questo riscaldamento marino ci fu il riscaldamento dei sedimenti del fondale marino e la dissoluzione dei gas intrappolati nel ghiaccio, in particolare di metano. Ciò produsse un processo di amplificazione del feedback climatico, uno che probabilmente stiamo vedendo ancora oggi, in cui un riscaldamento globale provoca un fenomeno il quale aumenta ancora di più lo stesso riscaldamento globale, in una reazione a catena.
Note e approfondimenti
- Evidence for massive methane hydrate destabilization during the penultimate interglacial warming | PNAS (DOI: 10.1073/pnas.2201871119)