Scoperto enzima che tiene lontani batteri da rivestimento interno del colon

Credito: Elionas2, Pixabay, 1463369

Nel nostro intestino il microbioma, ossia tutti quei microbi e i microrganismi che hanno fatto di quest’organo la loro casa, perlopiù benefici, si tiene lontano dalla superficie del colon.
Si tratta di una caratteristica importante in quanto evita che lo stesso colon si infiammi a causa di risposte immunitarie che possono coinvolgere gli stessi microbi intestinali.

Si credeva fosse l’ossigeno a proteggere rivestimento interno dell’intestino

Prima di un nuovo studio pubblicato su Cell Host and Microbe, si credeva che questa caratteristica fosse resa possibile grazie all’ossigeno che le cellule rilasciano in modo da non far avvicinare troppo i microrganismi al rivestimento intestinale, dato che, come è noto, la maggior parte dei microbi all’interno del nostro corpo non ama molto l’ossigeno.

Scoperto enzima che rilascia perossido di idrogeno

Tuttavia i ricercatori della UC Davis Health ribaltano questa credenza riscoprono che alla base di questa caratteristica c’è un enzima presente del rivestimento dello stesso colon che rilascia perossido di idrogeno, un composto disinfettante, e non ossigeno.
L’enzima in questione è denominato NOX1 e fornisce il perossido di idrogeno necessario per proteggere lo stesso rivestimento interno del colon. Il perossido di idrogeno fa da “filtro” regolando la posizione dei microbi, una scoperta che mostra che il nostro corpo può utilizzare quello che è a tutti gli effetti un vero proprio disinfettante per proteggere una delle superfici più delicate di tutto l’intestino, quella della mucosa interna.

Perossido di idrogeno non attacca microbi, li tiene lontani

Allo stesso tempo il perossido di idrogeno non distrugge i vari microbiomi che vivono nell’intestino e colon, cosa che avrebbe i suoi effetti negativi, ma semplicemente tiene i microbi a distanza.

Scoperta importante per disbiosi

Si tratta di una scoperta importante nel contesto della
disbiosi, una comune condizione gastrointestinale che vede un’infiammazione e, tra i vari sintomi, mal di stomaco, gonfiore e nausea. Al momento i trattamenti per la disbiosi vedono l’utilizzo di antibiotici o probiotici i quali vanno a colpire direttamente batteri. La scoperta effettuata dai ricercatori dell’Università della California a Davis potrebbe indicare un nuovo approccio per trattare questa patologia e in generale per trattare l’infiammazione intestinale. Si potrebbe, per esempio, pensare di ripristinare la funzione di questo enzima invece di agire direttamente sui i microrganismi.

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