Scoperto ragno domestico che può farci infettare da batteri resistenti ad antibiotici

Steatoda nobilis (credito: Stu's Images, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons)

I morsi di alcuni ragni domestici comuni possono provocare l’infezione negli esseri umani da parte di alcuni batteri resistenti agli antibiotici. È la scoperta che hanno effettuato alcuni zoologi e microbiologi della National University of Ireland Galway (NUI Galway) dopo che hanno analizzato i ragni della specie Steatoda nobilis, detti in lingua inglese anche “false vedove” per la loro somiglianza con le più note vedove nere.
Nello studio, pubblicato su Scientific Reports, vengono descritti anche i sintomi delle persone morsi da questi ragni che attualmente possono essere considerati come invasivi nell’area dell’Irlanda e della Gran Bretagna a seguito della loro forte diffusione nel corso degli ultimi 10 anni.

Ragni possono trasportare batteri patogeni per umani

A differenza di quanto creduto in precedenza, questo studio mostra che i ragni possono trasportare batteri nocivi per gli esseri umani e che questi stessi batteri possono essere trasmessi nel corpo umano non attraverso il morso in sé, come avviene per le zanzare, ma attraverso gli artigli che il ragno usa per aggrapparsi alla pelle durante il morso.
Queste stesse zanne, in alcune specie di ragni, sono infatti abbastanza forti da poter perforare anche la pelle umana facendo entrare in contatto il sangue con i batteri eventualmente presenti sugli stessi artigli. È uno dei tanti metodi incredibili che i batteri hanno escogitato, o meglio che l’evoluzione ha escogitato per loro, per entrare in un corpo bersaglio.
Tra i batteri che questi ragni possono trasportare sulle superfici dei loro corpi e dunque anche dei loro artigli i ricercatori hanno individuato 22 specie di cui 12 patogene per gli umani. Tra di essi hanno individuato i batteri delle specie Staphylococcus epidermidis, Kluyvera intermedia, Rothia mucilaginosa e Pseudomonas putida.

I batteri resistono anche allo stesso veleno antibatterico dei ragni

In passato si è obiettato che diversi ragni usano comunque dei veleni, quando mordono, che hanno attività antibatterica e quindi questo veleno dovrebbe neutralizzare gli stessi batteri nel sito del morso ma questo studio mostra che ciò non avviene, almeno per quanto riguarda le false vedove.
Si tratta di una caratteristica, quella dei batteri di sopravvivere, prosperare e fare di tutto per diffondersi in un corpo biologico, che stupisce lo stesso Aoife Boyd, direttore del Pathogenic Mechanisms Group alla Galway nonché autore senior dello studio. I batteri analizzati in questo caso riescono infatti a resistere anche al veleno del ragno, qualcosa che non fa che rendere ancora più grave il problema dei batteri resistenti alle armi di contrasto che mettiamo in atto noi, soprattutto con gli antibiotici, così come, in questo caso, i ragni.

Alcuni morsi di ragni ad umani provocano forti infezioni

Nella maggior parte dei casi il morso di un ragno provoca al massimo un po’di arrossamento e un po’di dolore ma in alcuni casi si è notato che le vittime sviluppano infezioni di lunga durata che necessitano di trattamento antibiotico. È il caso delle false vedove, ragni che si stanno diffondendo sempre di più nelle aree urbanizzate dell’Irlanda e della Gran Bretagna, cosa spiegata anche dall’aumento delle richieste di natura medica a seguito di morsi di questi artropodi.

Alcuni di questi batteri sono resistenti a più farmaci

“La minaccia più grande è che alcuni di questi batteri sono resistenti a più farmaci, il che li rende particolarmente difficili da trattare con la medicina regolare. Questo è qualcosa che gli operatori sanitari dovrebbero considerare d’ora in poi” spiega Neyaz Kahn, dottorando presso il Pathogenic Mechanisms Group e uno degli autori principale dello studio.

Approfondimenti

Condividi questo articolo

C’è un errore?

Hai trovato un errore in questa pagina? Segnalacelo!

Disclaimer notizie

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001. L’autore non è responsabile di altri siti collegati tramite link né del loro contenuto che può essere soggetto a variazioni nel tempo.

Notizie scientifiche.it usa i cookie per migliorare l'esperienza di navigazione (Leggi di più)


Dati articolo