
Un nuovo studio pubblicato sulla rivista Science Advances[1] ha rivelato un meccanismo cerebrale che spiega come si possano formare ricordi di paura anche in assenza di dolore fisico. I ricercatori hanno individuato un circuito neurale che collega emozioni negative e minacce psicologiche alla memoria della paura.
Un circuito cerebrale per la paura psicologica
Gli scienziati del KAIST, guidati da Jin-Hee Han, hanno identificato un collegamento diretto tra la corteccia insulare posteriore (pIC) e il nucleo parabrachiale (PBN), due regioni cerebrali finora associate rispettivamente alle emozioni e al dolore. Questo circuito, chiamato pIC–PBN, è stato individuato attraverso esperimenti su topi esposti a stimoli visivi minacciosi, ma non dolorosi. L’attivazione di questo percorso è risultata sufficiente a generare comportamenti ansiosi e memorie di paura.
Paure nate senza contatto fisico
Il team ha creato un modello sperimentale che sostituisce i consueti shock elettrici con un disco visivo in rapida espansione, simulando l’arrivo di un predatore. In questo modo è stato dimostrato che anche un semplice stimolo visivo può generare paura duratura. L’esperimento ha portato alla scoperta che, bloccando l’attività del circuito pIC–PBN, le memorie di paura indotte da minacce visive si riducono drasticamente, senza alterare la percezione del dolore o la paura innata.
Una scoperta ispirata da un cane
Junho Han, primo autore dello studio, racconta di aver preso ispirazione da un episodio personale: il suo cane Lego ha sviluppato una fobia per le motociclette dopo un’esperienza traumatica, pur non avendo mai subito un incidente. Da lì l’idea di studiare come anche negli esseri umani si possano sviluppare paure profonde da eventi non fisici, come un mancato incidente o immagini scioccanti.
Nuove speranze per i disturbi mentali
Questa ricerca potrebbe rivoluzionare l’approccio terapeutico a disturbi come il PTSD, l’ansia e gli attacchi di panico. Secondo Han, ora sappiamo che esistono circuiti cerebrali distinti per dolore fisico e dolore emotivo. L’identificazione precisa del pIC–PBN rappresenta un punto di svolta per trattamenti mirati che agiscano direttamente sulle vie neurali coinvolte nel trauma psicologico.