
Un nuovo studio prende in considerazione la grossa minaccia della febbre dengue che si sta diffondendo in maniera allarmante in varie parti del mondo.
Secondo la ricerca, apparsa su Nature Microbiology, il relativo virus potrebbe essere una fonte di rischio concreta per oltre 6 miliardi di persone verso la fine di questo secolo. Nello specifico il 20% della popolazione mondiale potrebbe contrarre il virus nel 2080 nella più terribile, ma anche la più pessimistica, delle ipotesi.
Le zone dove la diffusione potrebbe aumentare, ed in maniera anche abbastanza massiccia, sono gli Stati Uniti sud-orientali, le aree costiere della Cina e del Giappone e le regioni interne dell’Australia.
A questi risultati è giunto un gruppo di ricerca che ha analizzato in particolare i dati relativi ai cambiamenti climatici, all’urbanizzazione e alle risorse del pianeta per comprendere l’indiretta diffusione del virus.
In ogni caso i cambiamenti maggiori, a livello di diffusione, sono previsti per quelle aree dove la febbre dengue è attualmente già un pericolo molto concreto e dove la malattia può essere definita come endemica.
Si parla di varie aree del continente africano, in particolare le regioni del Sahel e dell’Africa meridionale.
Sorprendentemente i dati analizzati non mostrano una futura maggiore diffusione della malattia in Europa rispetto ad altre aree più distanti dall’Africa e meno soggette all’immigrazione illegale proveniente da quest’ultima.
In effetti i cambiamenti climatici contribuiranno all’espansione della dengue, come specifica anche Oliver Brady, assistente alla London School of Hygiene & Tropical Medicine ed uno degli autori dello studio, ma altri fattori importanti saranno anche l’aumento della popolazione umana e l’urbanizzazione nelle fasce tropicali.
Tutti fattori che permetteranno alle zanzare di diffondersi e prosperare e quindi al virus che trasporta di fare altrettanto.