
Le fasi secche estive estreme potrebbero essere molto più frequenti, addirittura raddoppiare, in Europa negli ultimi decenni di questo secolo secondo uno studio pubblicato su Frontiers in Water. [1] Già oggi stiamo sperimentando impatti drastici, spesso a livello globale, procurati dalla siccità che sta portando a veri e propri eventi idro-meteorologici gravi un po’ in tutto il mondo.
La siccità si sta facendo sentire anche in Europa a livello sociale ed economico. Diverse gravi estati secche, per esempio, sono occorse già nel 2003, nel 2010 nel 2018.
Eventi meteorologici estremi diverranno più frequenti
Già diverse proiezioni climatiche hanno suggerito che, entro la fine di questo secolo, gli eventi meteorologici estremi in termini di fasi secche diverranno più frequenti e ancora più estremi. Secondo il nuovo studio anche l’Europa potrebbe essere caratterizzata da un futuro secco con fasi che si alterneranno da gravi ad estreme negli anni che vanno dal 2080 al 2099.
Come spiega Magdalena Mittermeier, l’autrice dello studio insieme ad Andrea Böhnisch (entrambi ricercatori della Ludwig-Maximilians-Universität München (LMU), c’è una tendenza abbastanza chiara verso siccità durante le estati sempre più intense e lunghe.
Deficit delle precipitazioni
Ci sarà in particolare un deficit delle precipitazioni che diverrà più grave a seconda dello scenario delle emissioni globali di carbonio. La siccità è grave, come più volte ha sottolineato la stessa OMS, in quanto produce conseguenze nefaste nel settore dell’agricoltura e dell’allevamento soprattutto.
Regioni più colpite
Tra le regioni più colpite individuati da ricercatori ci saranno la Francia, l’area alpina, quella del Mediterraneo e la Penisola iberica. Queste zone sono state definite da ricercatori come “punti caldi” in cui il cambiamento climatico in corso esacerberà ancora di più la situazione in termini di siccità.
Lo scenario
La traiettoria di concentrazione di gas serra presa in esame dai ricercatori per effettuare le proprie simulazioni è la Representative Concentration Pathway 8.5. Si tratta praticamente dello scenario più grave, quello in cui le emissioni continuano ad aumentare per tutto il XXI secolo. [2] Anche se da qualcuno ritenuto improbabile (ma non impossibile), viene spesso preso in considerazione per far comprendere cosa potrebbe accadere se non si fa nulla riguardo alle emissioni di carbonio nell’atmosfera e in generale riguardo ai cambiamenti climatici in corso.
I risultati: più piogge in inverno e meno in estate
Dal 2080 al 2099, calcolano gli scienziati ci sarà un aumento delle siccità estive e una diminuzione delle siccità invernali in varie regioni d’Europa. Ci saranno inoltre differenze in più grandi tra i livelli di precipitazioni invernali e quelli delle precipitazioni estive; in sostanza le piogge aumenteranno nel corso dell’inverno e diminuiranno nel corso dell’estate.
Siccità estreme durante l’estate
La probabilità di siccità estreme durante l’estate aumenterà del 25% nell’Europa centrale e del 40% nell’Europa orientale e nell’area alpina. Solo per la Francia l’aumento della frequenza delle siccità estreme sarà del 60%.
Arrivando al Mediterraneo, la situazione si fa ancora più grave: per i mesi estivi le percentuali di estrema siccità arriveranno ad aggirarsi intorno all’80% che arriveranno al 96% per il mese di luglio. In diverse di queste regioni mediterranee, in ogni caso, la situazione è grave già oggi.
Strisce in essiccazione
“Queste tre caratteristiche chiave: primo, aumento della siccità in estate; secondo, condizioni più umide anche in inverno; e terzo, le variazioni interannuali dovute alla variabilità naturale del sistema climatico sono visualizzate in quelle che chiamiamo “strisce in essiccazione” (drying stripes), spiega Mittermeier. Queste strisce in essiccazione “consentono una panoramica dei nostri risultati a prima vista. Le strisce di essiccazione mostrano la percentuale di precipitazioni per ogni mese e anno riassunte nel nostro insieme rispetto alla media a lungo termine in un mondo controfattuale con concentrazioni di gas serra preindustriali. Con questo, mostrano la tendenza all’essiccazione estiva prevista per tutto il 21° secolo rispetto a un mondo senza cambiamenti climatici”.