
Una sedia con sensori “intelligenti” che possono aiutare tutte le persone sedentarie, ad esempio gli impiegati in ufficio, a contrastare il mal di schiena. È così che viene descritto il nuovo metodo che si serve di sensori di pressione installabili su una normale sedia da ufficio che i ricercatori dell’Università di Tohoku hanno creato proprio per raccogliere dati utilissimi sul mal di schiena provocato dalla seduta. I ricercatori hanno pubblicato anche uno studio su Frontiers in Physiology che descrive in dettaglio il dispositivo.[1]
Scoperto un tratto comune tra le persone sedute per molte ore
I ricercatori hanno già testato il dispositivo fuori dal laboratorio facendolo usare a 22 partecipanti in uno studio durato tre mesi. In questo modo i ricercatori hanno potuto raccogliere diversi dati sulle dinamiche del comportamento da seduti anche per tentare di identificare con anticipo la lombalgia.
Aiutati da algoritmi di apprendimento automatico per analizzare i dati raccolti dagli speciali sensori installati sulle sedie dei partecipanti, i ricercatori hanno infatti scoperto che c’è un tratto comune in tutti i partecipanti che stanno molte ore seduti.
Piccoli movimenti del tronco
Spesso effettuano piccoli movimenti del tronco per contrastare la fissazione delle articolazioni vertebrali. Si tratta di movimenti, probabilmente quasi involontari, che però sembrano aiutare nel contrasto all’arrivo della lombalgia. Secondo i ricercatori, la frequenza di questo particolare movimento può essere usata proprio per prevedere l’arrivo della condizione o il suo peggioramento.
Secondo i ricercatori, l’aggravarsi della lombalgia può essere prevedibile dall’analisi effettuata grazie all’intelligenza artificiale dei cambiamenti del centro di pressione del corpo caratterizzati da leggere oscillazioni mentre si è seduti.
Lombalgia
La lombalgia, in ogni caso, è una condizione abbastanza comune e un fattore di rischio concreto è proprio lo stare seduti su una sedia per molte ore al giorno.
La stessa tecnologia potrebbe, in ogni caso, essere usata per altre zone del corpo, come spiega Ryoichi Nagatomi, uno degli scienziati dell’università giapponese impegnati nel progetto. Ad esempio si potrebbe pensare di usare i sensori creati dal team giapponese per i dolori della testa e del collo, come il torcicollo.