Seta di ragno prodotta con batteri marini fotosintetici

I ricercatori hanno modificato geneticamente il batterio Rhodovulum sulfidophilum Per fargli produrre seta molto simile a quella del ragno (credito: Doi: 10.1038/s42003-020-1099-6 | Communications Biology )

Un team di scienziati guidato da Keiji Numata del RIKEN Center for Sustainable Resource Science (CSRS) riferisce di essere riuscito a produrre un materiale molto simile alla seta di ragno usando dei batteri fotosintetici.
Si tratta di una nuova scoperta che potrebbe permettere alle cosiddette “biofabbriche fotosintetiche” di produrre la maggior parte della seta in commercio senza utilizzare i ragni.

I ricercatori riferiscono che questa nuova seta è resistente, leggera, biodegradabile e biocompatibile. Proprio la resistenza è una delle caratteristiche base della seta prodotta dai ragni tanto che viene spesso utilizzata anche in quei casi in cui c’è bisogno di materiali ad alta prestazione molto durevoli, resistenti allo strappo o ai danneggiamenti, ad esempio in parti di automobili o anche nelle componenti di moduli aerospaziali, come spiega Choon Pin Foong, uno degli autori principale dello studio.

È però difficile allevare un grande numero di ragni ed è per questo negli ultimi anni si sta tentando sempre di più di produrre seta che non sia del tutto artificiale ma che provenga sempre dalla natura, nello specifico utilizzando batteri.
In questo caso il team di scienziati si è concentrato sul Rhodovulum sulfidophilum, un batterio marino fotosintetico che sembra essere ideale per lo scopo dato che utilizza solo anidride carbonica ed energia solare.

Dopo averlo modificato geneticamente, hanno fatto in modo che producesse la proteina MaSp1, uno dei componenti principali della seta. Il risultato? Una seta molto simile a quella prodotta dai ragni sia per quanto riguarda la superficie interna sia per quanto concerne la struttura interna delle fibre.
“Il nostro studio attuale mostra la prova iniziale del concetto per la produzione di seta di ragno nei batteri fotosintetici”, spiega Numata. Ora i ricercatori stanno cercando di ideare un processo onde creare in serie questa seta anche per capire eventuali utilizzi a livello industriale.

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