
Un metodo per sfruttare le differenze di temperatura tra le profondità del mare e le aree più vicine alla superficie in modo da produrre energia viene descritto in un nuovo articolo apparso su The Conversation firmato da Rosalind Archer, una professoressa dell’Università Griffith esperta di ingegneria petrolifera e di energia geotermica.
Energia termica oceanica
Nell’articolo si parla dell’energia termica oceanica che potrebbe essere sfruttata per produrre energia elettrica estraendo la potenza dalle differenze di temperatura degli oceani in maniera simile a come avviene nelle centrali elettriche a carbone, a gas oppure geotermiche che producono l’elettricità usando il vapore facendo girare una turbina.
Le centrali devono essere montate sotto la superficie del mare, possibilmente nelle aree vicino all’equatore. La professoressa accenna alle coste al largo della Papua Nuova Guinea, delle Filippine e della costa meridionale del Giappone, solo per fare qualche esempio.
Funzionamento del sistema
Il sistema funziona facendo scorrere dei liquidi aventi un punto di ebollizione molto basso, come l’ammoniaca, in un circuito chiuso. Se questo circuito viene attivato in un’area in cui la temperatura del mare è abbastanza calda, ad esempio tra 20 e 30° centigradi, si può far girare una turbina e il vapore prodotto può essere poi esposto alla acqua di mare più fredda (circa 5° centigradi) che si trova più profondità. Si ottiene di nuovo liquido e si crea un ciclo.
Questo ciclo a circuito chiuso ha diversi vantaggi: viene riscaldato e poi raffreddato senza che si debbano effettuare scarichi di fluidi negli oceani. Inoltre il circuito risulta sempre disponibile a differenza di altre tecnologie sostenibili come quella eolica o quella solare.
Impianto pilota collocato al largo delle Hawaii
Tuttavia, come spiega la ricercatrice, la tecnologia non è ancora realmente pronta. È già stato sviluppato e prodotto un impianto pilota collocato al largo delle Hawaii e prodotto dalla Makai Ocean Engineering. Inaugurato nel 2015, questo impianto ha una capacità di 100 kW, circa 20-30 volte in meno rispetto ad una turbina eolica tipica oppure l’equivalente di circa 12 pannelli solari di dimensioni paragonabili a quelle dei pannelli che si mettono sui tetti delle case.
Concept aperto un impianto da 300 MW
Questo impianto pilota è stato collocato ad una profondità di 670 metri. Tuttavia per realizzare un impianto più utile, all’incirca 300 MW, l’azienda ha stimato che l’impianto dovrebbe servirsi di un tubo del diametro di circa 10 metri il quale dovrebbe essere posto ad una profondità di circa 1 km. Si tratta effettivamente di un’infrastruttura abbastanza costosa anche perché deve essere realizzata in modo da resistere alla corrosione e ai cicloni. Tuttavia la stessa azienda calcola che con 12 impianti offshore di questo tipo si potrebbe coprire il fabbisogno totale di elettricità di tutte le Hawaii.