
Un nuovo allarme riguardante lo scioglimento del permafrost artico della Siberia settentrionale arriva da un nuovo studio, stavolta condotto da ricercatori dell’ETH di Zurigo, dell’Università dell’Alaska Fairbanks e del Centro aerospaziale tedesco. I ricercatori hanno scoperto i segni di grosse depressioni che sembrano essere crolli provocati dal disgelo. Quello che preoccupa è soprattutto il rilascio di carbonio nell’atmosfera. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Cryosphere.[1]
- Cambiamenti nella topografia della penisola di Taymyr
- Rilascio del carbonio dal permafrost può accelerare anche in maniera brusca
- Nuovo metodo per capire il rilascio del carbonio
- Penisola di Taymyr
- Più di 1,5 trilioni di tonnellate di carbonio organico
- Che cos’è un crollo da disgelo retrogressivo?
- Note e approfondimenti
Cambiamenti nella topografia della penisola di Taymyr
I ricercatori hanno scoperto cambiamenti sostanziali nella topografia del permafrost nella penisola di Taymyr, nella Siberia settentrionale. Hanno individuato in particolare un aumento dei crolli da disgelo in quest’area di 43 volte e un aumento della mobilitazione del carbonio di 28 volte dal 2010 al 2021. Gli aumenti sono dovuti anche alla grande ondata di caldo estremo verificatasi nell’area nel corso del 2020. Durante quest’anno, infatti, la temperatura massima della Siberia settentrionale è stata di ben 38 °C, un vero e proprio record per tutta l’area artica.
Rilascio del carbonio dal permafrost può accelerare anche in maniera brusca
Philipp Bernhard, l’autore principale dello studio, spiega che i risultati conseguiti suggeriscono fortemente che la mobilitazione del carbonio, che è naturalmente intrappolato nel permafrost, può avviarsi anche in maniera brusca e non in maniera lineare e parallela all’aumento delle temperature.
Come spiegano i ricercatori, “i sottili strati organici, i sedimenti a grana fine e il massiccio ghiaccio terrestre vicino alla superficie rendono i pendii suscettibili ai cedimenti dei pendii poco profondi. Questi a loro volta si trasformano in RTS (crolli da disgelo retrogressivo, n.d.r.) poiché il ghiaccio macinato viene continuamente esposto”.
Nuovo metodo per capire il rilascio del carbonio
I ricercatori hanno usato anche i dati dei satelliti nonché un nuovo metodo per capire il rilascio del carbonio dal permafrost, un metodo che permette analisi su larga scala con livelli molto alti di risoluzione spaziale verticale. Hanno, tra l’altro, usato i dati di un satellite radar particolare, il TanDEM-X, che accorpa vari dati tra cui anche quelli dell’elevazione tridimensionale dalla superficie terrestre. Hanno anche usato i dati del satellite Sentinel-2 dell’Agenzia Spaziale Europea.
Penisola di Taymyr
I ricercatori si sono concentrati sulla penisola di Taymyr, una penisola che si trova nell’estremo nord della Russia, l’area più settentrionale (considerando solo la terraferma) dell’intera Eurasia. Si tratta di una regione remota e perlopiù inaccessibile e anche per questo i dati satellitari sono molto preziosi per monitorare i rischi ambientali di questa grande regione.
Più di 1,5 trilioni di tonnellate di carbonio organico
Si calcola, infatti, che l’intera area trattenga più di 1,5 trilioni di tonnellate di carbonio organico, più o meno il doppio di quanto è contenuto in questo momento dell’intera atmosfera terrestre. Lo scioglimento del permafrost, uno strato ghiacciato misto al terreno, provoca il rilascio del carbonio nell’ambiente e quindi il rischio che queste grosse masse di carbonio vadano ad ingigantire la quantità di anidride carbonica nell’atmosfera, e che quindi vadano ad aumentare ancora di più l’effetto serra, è più che reale, come sottolineato da diversi altri studi pubblicati nel corso degli ultimi anni.