
Un team di ricercatori ha scoperto che i funghi presenti all’interno dei polmoni possono essere collegati ad un rischio maggiore di incorrere nella sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS). Quest’ultima è una condizione durante la quale una quantità di ossigeno non sufficiente viene distribuita dai polmoni nelle varie aree del corpo. Di solito i pazienti vengono attaccati ad un ventilatore per far sì che il livello di ossigeno si stabilizzi.
Secondo il nuovo studio, presentato al congresso internazionale della European Respiratory Society, ad avere un ruolo sarebbe anche il microbioma polmonare. E quando si parla di “microbiome” non bisogna pensare solo ai batteri ma a tutti i microrganismi che vivono in una determinata area del nostro corpo e tra questi possono esserci anche i funghi, sebbene in un numero molto più basso rispetto ai batteri. Proprio perché presenti in basse quantità, i funghi spesso non vengono identificati in laboratorio e altrettanto spesso non vengono collegati ad eventuali patologie o condizioni.
“Abbiamo voluto realizzare questa ricerca in quanto la sindrome da distress respiratorio acuto è caratterizzata da una reazione iperinfiammatoria del sistema immunitario e sappiamo che i funghi possono essere coinvolti nell’attivazione e nella regolazione del sistema immunitario umano”, spiega Noel Britton, ricercatrice dell’Università di Pittsburgh partecipato allo studio.
I ricercatori hanno analizzato 202 pazienti sottoposti a ventilazione meccanica tra il 2011 e 2019, il 21% dei quali era stato diagnosticato con l’ARDS. Hanno eseguito in particolare analisi delle secrezioni di muco prelevato dalla trachea e analisi del DNA tramite una tecnica denominata “sequenziamento di nuova generazione”.
Alla fine la ricercatrice, con l’aiuto dei colleghi, scopriva più di 100 diversi tipi di funghi all’interno dei polmoni dei pazienti sottoposti a ventilazione meccanica ma con un livello di diversità abbastanza basso rispetto ai pazienti senza ARDS.
Dominava una singola specie tra questi pazienti, una specie del genere Candida. Questo fungo andava rappresentare più del 50% di tutti i funghi presenti all’interno dei campioni.
Probabilmente i funghi entrano nei polmoni non solo quando inalati attraverso l’aria che si respira (d’altronde si calcola che ci sono in media 50.000 funghi microscopici presenti in ogni metro cubo di aria) ma anche attraverso piccole quantità di saliva che arrivano nei polmoni stessi.
“L’associazione di una minore diversità fungina con i marcatori clinici della gravità della malattia è una scoperta importante perché fornisce la prova di una relazione tra il microbioma polmonare e gli esiti clinici nella malattia critica”, spiega ancora la Britton.
La stessa ricercatrice dichiara che vuole continuare con nuove ricerche anche per capire se queste scoperte possono portare a nuovi trattamenti per la stessa ARDS.
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