
Il consumo di sale e potassio è stato oggetto di un nuovo studio realizzato da ricercatori della TH Chan School of Public Health dell’Università di Harvard. I ricercatori sono giunti alla conclusione che consumare meno sodio può essere collegato ad un rischio più basso di malattie cardiovascolari e questo vale per la maggior parte delle categorie di persone. Contemporaneamente il consumo di potassio può alleviare questi effetti negativi.
Yuan Ma, il ricercatore del Dipartimento di Epidemiologia che ha eseguito lo studio, spiega che quest’ultimo si è basato su “dati di alta qualità” prelevati da vari partecipanti. I dati erano contenuti in sei studi di coorte per un totale di più di 10.000 partecipanti e i livelli di sodio nel corpo venivano misurati tramite le analisi delle urine.
Il sodio
Pubblicato sul New England Journal of Medicine, lo studio prende considerazione il sodio, il principale componente del sale da cucina ma che si trova anche in diversi alimenti naturalmente. Tuttavia quantità di sodio aggiuntive vengono aggiunte agli alimenti lavorati tanto che la stessa FDA statunitense ha recentemente consigliato fortemente ai produttori di alimenti di abbassare, almeno gradualmente, i livelli di sodio nei prodotti che vendono.[1]
Il potassio
Il potassio, d’altro canto, ha invece un risvolto molto più positivo per il corpo, soprattutto in relazione al consumo di sale. Come spiega il comunicato di Harvard, il potassio può infatti agevolare il rilassamento dei vasi sanguigni e può aumentare l’escrezione dello stesso sodio, cosa che riduce la pressione sanguigna. Il potassio è contenuto in molti tipi di frutta, verdura (soprattutto verdure a foglie verdi e verdure amidacee come la zucca), fagioli, latticini e noci.[1]
Consumo di sodio e potassio: relazione controversa
Dato l’apporto positivo del potassio in relazione al consumo di sodio, la relazione che esiste tra questi due elementi è molto importante ma, come spiegano i ricercatori, è stata anche abbastanza controversa nel corso della storia scientifica. Mentre molti studi hanno suggerito che aumentare l’assunzione di sodio può aumentare la pressione sanguigna e il rischio di malattie cardiovascolari, altri studi di corte sembrano suggerire il contrario. Tuttavia, come spiega il comunicato di Harvard, questi studi si sono basati su metodi di misurazione che possono essere considerati come inaffidabili per valutare l’assunzione abituale del sodio a livello individuale.[1]
Risultati delle analisi
Nel caso dello studio condotto e ricercatore di Harvard, la misurazione del sodio di un corpo veniva effettuata tramite analisi di più campioni di urine nel corso delle 24 ore, il metodo ritenuto dai ricercatori dell’università americana più affidabile.
L’analisi dei dati mostravano che una più grande assunzione del sodio poteva essere collegata ad un più grande rischio cardiovascolare. Per ogni 1000 mg di aumento dell’escrezione di sodio tramite le urine al giorno, si notava un aumento del rischio di malattie cardiovascolari 18%.
Per ogni 1000 mg di potassio escreto al giorno, invece, si notava un abbassamento del rischio di malattie cardiovascolari il 18%.
Più era elevato il rapporto sodio/potassio (ossia più il sodio veniva consumato in quantità maggiori rispetto al potassio), più alto era l’aumento del rischio cardiovascolare. Questi collegamenti erano esistenti in vari sottogruppi umani diversi per età, per genere sessuale, per livello di ipertensione, per il peso e per altri fattori di cui i ricercatori hanno tenuto di conto.[1]