Lavorare sotto il sole può rappresentare un pericolo più grande di quanto mai pensato in precedenza secondo un nuovo articolo scientifico presentato su Nature.
Secondo i relatori dell’articolo, ricercatori del Dipartimento di Nutrizione, Esercizio e Sport dell’Università di Copenaghen, un’esposizione prolungata alla luce solare può compromettere le funzioni cognitive nonché il coordinamento dei varie tipologie di movimenti. Naturalmente ciò può portare a pericoli sul luogo di lavoro e, in seconda analisi, anche ad una netta diminuzione della stessa produttività lavorativa.
Le conseguenze dei cosiddetti “stress da calore” sulle funzioni cognitive non sono mai stati analizzate a dovere a livello di studi scientifici ed è per questo che, come lasciano intendere gli stessi ricercatori dell’istituto danese, abbiamo sempre sottovalutato i suoi effetti.
Questo nuovo studio mostra prove che ci sono conseguenze dirette per quanto riguarda le prestazioni cognitive e motorie, come spiega Lars Nybo, uno degli autori dello studio.
Il declino sia motorio che cognitivo è stato osservato già a 38,5° di temperatura corporea, una temperatura di almeno un grado inferiore rispetto ad altri studi simili precedenti, una differenza più che sostanziale come rileva lo stesso Nybo.
I ricercatori hanno infatti eseguito esperimenti su otto individui maschi sani con un’età compresa tra i 27 e i 41 anni. Per creare l’effetto del sole che batte sulla testa hanno utilizzato delle lampade con le quali irradiavano una forte luce sulla testa e sulle altre parti del corpo tranne che su quella frontale (per limitare l’accecamento dei partecipanti).
I ricercatori notavano che un’esposizione prolungata soprattutto sulla testa sul collo provocava un aumento della temperatura corporea di un grado e soprattutto delle alterazioni sulle prestazioni cognitive e motorie.