Sole potrebbe emettere meno radiazione dalla metà di questo secolo

Attività solare (credito immagine: NASA/GSFC/Solar Dynamics Observatory)

Il sole potrebbe emettere un quantitativo minore di radiazione a partire dalla metà di questo secolo secondo una ricerca pubblicata sull’ Astrophysical Journal. A questo effetto si uniranno una diminuzione delle macchie solari ed un quantitativo minore di radiazioni ultraviolette emesse verso l’esterno, e dunque anche verso la Terra.
Se già state pensando al fatto che la Terra stessa potrebbe accogliere meno calore proveniente dal sole fermando l’attuale processo di riscaldamento globale, siete in errore: gli stessi scienziati ci tengono subito a precisare che questa tendenza del sole non fermerà gli attuali cambiamenti climatici indotti dall’uomo, al massimo potrà rallentarlo un po’.

Per la ricerca, gli scienziati si sono basati su dati geologici e storici e si sono in particolare soffermati sul cosiddetto “minimo di Maunder”, un periodo di attività delle macchie solari notevolmente ridotto occorso tra il 1645 e il 1715 (il nome deriva da Edward Walter Maunder, astronomo inglese). Durante questo periodo, le temperature si abbassarono così tanto che il fiume Tamigi si congelava regolarmente e così avvenne anche per il Mar Baltico tanto che un esercito svedese invase la Danimarca nel 1658 marciando a piedi.

Il team ha quindi cercato di scoprire quando il prossimo minimo di Maunder potrebbe verificarsi. Analizzando 20 anni di dati raccolti dal satellite della missione International Ultraviolet Explorer e confrontando le radiazioni di altre stelle simili al sole, identificando anche in quest’ultime periodi “minimi” come quello avvenuto sulla Terra, i ricercatori sono giunti alla conclusione che un evento simile dovrebbe avvenire entro la metà di questo secolo.

Il raffreddamento, benché minimo, non sarà comunque uniforme: mentre le zone dell’Europa, per esempio, si raffredderanno, altre aree come l’Alaska e la Groenlandia tenderanno perlopiù a riscaldarsi a causa dell’assottigliamento dello strato di ozono che porterà a modifiche strutturali della bassa atmosfera, cosa che cambierà dunque gli attuali modelli climatici.

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