Solitudine può alterare rappresentazioni delle relazioni sociali del cervello

La solitudine può alterare le modalità con le quali il cervello rappresenta le relazioni: è l’interessante conclusione a cui è giunto un nuovo studio pubblicato su JNeurosci.
I ricercatori Andrea L. Courtney e Meghan L. Meyer hanno esaminato l’attività del cervello di vari partecipanti, attraverso la risonanza magnetica funzionale, mentre pensavano a loro stessi, agli amici più intimi, ai conoscenti o alle persone famose.

Si tratta di categorie di persone diverse che corrispondono ad un modello di attività diversa nella corteccia prefrontale mediale (mPFC), quell’area del cervello che si occupa del mantenimento di “mappe” strutturate dei circoli sociali di cui si fa parte.
Le persone più affette da solitudine percepiscono un più grande divario tra loro stessi e le altre persone, un divario che in qualche modo si riflette nei modelli dell’attività di questa specifica area del cervello.

Questo veniva dimostrato anche durante gli esperimenti: pensare a qualcuno di ciascuna di queste categorie corrispondeva infatti ad un modello di attività diversa di quest’area del cervello.
Più la relazione è vicina, più questo modello di attività tende ad assomigliare al modello che si mette in atto in quest’area del cervello quando si pensa a se stessi.

Per gli individui più affetti dalla solitudine, però, questi schemi cerebrali cambiavano tanto che l’attività in questa area del cervello quando questi soggetti pensavano a loro stessi era diversa da quella degli altri.
Così come era diversa, durante gli esperimenti effettuati dai ricercatori, l’attività di questa area del cervello quando i soggetti più soli pensavano agli altri.

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