La sonda della NASA OSIRIS-REx ha effettuato l’atterraggio sull’asteroide Bennu. È la prima volta in assoluto che una sonda della NASA tenta di catturare campioni della superficie di un asteroide. Questi campioni dovrebbero poi essere trasportati sulla Terra e qui analizzati per comprendere l’origine della materia che compone questo asteroide e quindi ottenere indizi vitali per quanto riguarda le prime fasi della formazione del sistema solare stesso.
Come rivela Dante Lauretta, uno dei ricercatori dell’Università dell’Arizona che lavora al progetto OSIRIS-REx, l’operazione sarebbe riuscita. L’obiettivo era infatti quello di raccogliere almeno una sessantina di grammi di materiale dalla superficie dell’asteroide, perlopiù polveri e ghiaia, e sembra che l’approccio sia riuscito.
Utilizziamola parola “sembra” in quanto ci vorranno diversi giorni per capire se la navicella, che ha comunque appena attraccato alla superficie dell’asteroide, sia riuscita attraverso la sua particolare strumentazione ad eseguire la delicata operazione di raccolta della materia dalla stessa superficie.
Se la sonda non ha raccolto un quantitativo sufficiente di materiali, i tecnici possono eseguire altri due tentativi qualora la cosa fosse necessaria.
In ogni caso l’amministratore della NASA, Jim Bridenstine, ha già proclamato questa missione come qualcosa di straordinario per la NASA che ” dimostra come un’incredibile squadra da tutto il paese si è riunita e ha perseverato attraverso incredibili sfide per espandere i confini della conoscenza”.
Al momento ricercatori di ingegneri stanno assistendo ai tentativi da parte della sonda di raccogliere i fatidici campioni dal centro operativo Lockheed Martin Space, Littleton, Colorado.
La missione, che è costata 800 milioni di dollari, ha visto il lancio della sonda nel settembre del 2016. Il primo approccio con l’asteroide Bennu, un pezzo di roccia dalla superficie ruvida largo circa 500 metri, è avvenuto nel dicembre del 2018. Da allora la sonda sta analizzando la superficie dell’asteroide, mappandola e acquisendo diversi dati.
Quello di oggi è stato il primo approccio diretto con la superficie. L’atterraggio è avvenuto all’interno di un piccolo cratere che gli stessi scienziati hanno denominato Nightingale.
Hanno scelto questo luogo come atterraggio perché il materiale superficiale sembra abbastanza nuovo e composto di polveri a grana più fine che non sembra essere stata esposta molto allo spazio profondo. L’atterraggio in ogni caso risultato molto difficile in quanto questo cratere è caratterizzato da ostacoli di varia natura e comunque un atterraggio del genere può essere considerato già come un obiettivo difficilissimo che è stato raggiunto.
Ricordiamo che l’asteroide al momento si trova ad una distanza di 320 milioni di km dalla Terra e che comunque si tratta di un oggetto che sta viaggiando ad una certa velocità. Lanciare quindi un oggetto dalla Terra e riuscire a farlo atterrare su un altro piccolo oggetto ad una distanza tale e ad una velocità tale rappresenta da solo un obiettivo che mostra il notevole progresso tecnologico raggiunto dall’uomo.