
Il sovradosaggio di vitamina D, tramite l’assunzione degli integratori, può essere dannoso come riferisce un nuovo comunicato di British Medical Journal[1] in relazione ad un caso di studio descritto in uno studio apparso su BMJ Case Reports.[2]
Ipervitaminosi D
Il caso si riferisce ad un uomo che ha dovuto fare ricorso al ricovero in ospedale proprio per livelli di assunzione di vitamina D troppo alti. Si parla di “ipervitaminosi D”, una condizione la cui diffusione sembra aumentare e che è collegata a vari effetti, alcuni dei quali possono essere anche gravi, sulla salute.[1]
I sintomi
Il caso in questione relativo ad un uomo di mezza età che ha avvertito diversi sintomi, tra cui vomito, nausea, dolore all’addome, ronzio nell’orecchio e secchezza delle fauci, e che ha visto una notevole perdita di peso, di circa 12,7 kg. I sintomi erano iniziati 3 mesi prima del ricovero e circa un mese dopo l’inizio di un utilizzo abbastanza intensivo di integratori vitaminici (a seguito di un consiglio di un terapista nutrizionale).[1]
Il cocktail di vitamine
L’uomo, riferisce il comunicato di BMJ, aveva assunto più di 20 integratori da banco ogni giorno tra cui quelli contenenti vitamina D. In particolare, proprio per quanto riguarda la vitamina D, l’uomo assumeva un supplemento di 50000 mg al giorno quando il fabbisogno giornaliero, riferisce BMJ, è di 600 mg. Dopo che i sintomi erano apparsi, l’uomo smetteva di prendere questo “cocktail” giornaliero di integratori ma i sintomi non andavano via.[1]
Le analisi
Le analisi dei medici mostravano livelli molto alti di calcio e livelli aumentati, anche se solo leggermente, di magnesio. Mostravano, però, anche un livello di vitamina D molto più alto, di circa sette volte, rispetto a quello richiesto per la sufficienza. Inoltre le analisi mostravano malfunzionamenti dei reni (danno renale acuto).[1]
Trattamento
Ricoverato per otto giorni, all’uomo è stata applicata una procedura di disintossicazione tramite somministrazione di liquidi per via endovenosa e un trattamento con bifosfonati. I livelli di calcio tornavano normali 3 mesi dopo la dimissione anche se i livelli di vitamina D risultavano ancora alti. “A livello globale, c’è una tendenza crescente all’ipervitaminosi D, una condizione clinica caratterizzata da livelli sierici elevati di vitamina D3”, riferiscono i ricercatori.[1]