
Il problema delle specie animali invasive, che molto spesso invadono aree protette, è oggetto di un nuovo studio apparso su Nature Communications. Anche questa ricerca ne sottolinea le evidenti problematicità.
Secondo i ricercatori dell’Accademia cinese delle scienze, infatti, anche per la maggior parte delle aree protette esiste almeno una specie animale invasiva che vive ad una distanza di meno di 10 km e che si adatta molto bene al nuovo habitat tanto da diventare un ostacolo o comunque un problema per le specie native.
“Uno dei modi più dannosi con cui le persone hanno un impatto sull’ambiente naturale è attraverso l’introduzione di ‘alieni’- specie che non arrivano naturalmente in un’area, ma sono stati portati lì da attività umane”, spiega Tim Blackburn, ricercatore del Genetics, Evolution & Environment dell’UCL ed uno degli autori dello studio.
Una specie invasiva, anche una di quelle che può sembrare piccola, poco aggressiva o che comunque può fare poco da anni, può rappresentare un bel problema per le specie native. Le specie “aliene” possono competere con quelle native distruggendo il loro habitat o uccidendole direttamente.
Le stesse invasioni di specie aliene sono considerate tra i primi cinque fattori diretti per quanto riguarda la perdita di biodiversità.
E con la globalizzazione in corso, i casi di specie aliene ed invasive si stanno moltiplicando sempre di più.
I ricercatori hanno realizzato questo studio hanno analizzato i dati di 894 specie animali terrestri conosciute perché si sono stabilite in un habitat diverso dal loro abituale, molto spesso a causa umana.
I ricercatori hanno calcolato che circa il 10% delle aree protette ospita attualmente almeno una specie invasiva mentre per l’89% delle aree protette esiste almeno una specie aliena che vive entro 10 km dai confini dell’area protetta stessa.
Approfondimenti
- Protected areas worldwide at risk of invasive species | UCL News – UCL – University College London (IA)
- Animal invaders threaten protected areas worldwide | Nature Communications (IA) (DOI: 10.1038/s41467-020-16719-2)
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