Un gruppo di ricerca ha analizzato gli squali mako pinna corta, definiti anche “ghepardi dell’oceano” per la loro velocità. Questi squali sono infatti capaci di nuotare ad una velocità che può raggiungere i 130 km/h, cosa che permette loro di essere tra i pesci più veloci al mondo.
Ed è proprio questa caratteristica che ha incuriosito un gruppo di ricerca dell’Università dell’Alabama che vuole capire come questi animali raggiungono queste velocità impressionanti anche, eventualmente, per riprodurne e quindi sfruttarne le caratteristiche in ambito ingegneristico.
A tal proposito i ricercatori hanno analizzato in particolare campioni di pelle dello squalo prelevati dalla regione del fianco ed hanno realizzato vari esperimenti sott’acqua.
Lo studio, che sarà presentato all’American Physical Society March Meeting del 2019 a Boston, ha approfondito la presenza e il ruolo delle squame flessibili di circa 0,2 mm di dimensioni localizzate in particolari punti del corpo dello squalo.
Le squame sono capaci di flettersi in direzione del flusso di inversione, cosa che migliora tantissimo la resistenza al flusso dell’acqua.
Tramite una tecnica denominata velocimetria dell’immagine digitale delle particelle i ricercatori hanno prodotto misurazioni dettagliate della velocità del flusso d’acqua sopra e intorno a queste zone della pelle dello squalo ed hanno scoperto che il meccanismo relativo alla forma di queste squame era quello che permetteva un controllo ottimale della separazione del flusso per poter minimizzare la resistenza prodotta dall’acqua durante il movimento.