
L’archiviazione dei dati del DNA rappresenta per molti il futuro dell’archiviazione di dati digitali. Il DNA, infatti, risulta molto resistente tanto che potrebbe conservare i dati per migliaia di anni. Al momento la tecnologia non sembra proprio matura, anche se è stata già dimostrata la fattibilità del processo, e non sembra pronta per un utilizzo realmente proficuo.
Ora una nuova start-up decide di fare un passo avanti notevole presentando un futuro dispositivo per archiviare dati digitali nel DNA. Non si tratta, però, di un dispositivo delle dimensioni di un normale hard disk: quello presentato dalla Catalog Technologies insieme alla società britannica Cambridge Consultants è una sorta di cabinato, delle dimensioni di un autobus.
La start-up assicura che il processo che propone per la conversione di dati digitali in DNA, solitamente un processo molto lento e costoso, risulta più economico della concorrenza. Questo perché, invece di sintetizzare singoli filamenti di DNA, il macchinario combina filamenti di DNA brevi, economici e precostituiti in filamenti di DNA più lunghi che possano trasportare più proficuamente informazioni.
Il progetto del grosso macchinario è stato presentato sul sito di MIT Technology Review e, secondo gli stessi ingegneri che ci stanno lavorando dietro, un primo prototipo potrebbe essere pronto già all’inizio del prossimo anno e potrebbe essere in grado di conservare fino ad un terabyte di dati sotto forma di DNA al giorno.
Non sembra molto per un dispositivo che è obiettivamente enorme e che ricorda i vecchi computer degli anni 40 e degli anni 50 che occupavano interi edifici. Nel caso dei computer, abbiamo raggiunto un livello di miniaturizzazione impensabile; sarà anche il caso di questi congegni per digitalizzare informazioni nel DNA?