
Gli Stati Uniti hanno lasciato filtrare la notizia, tramite il New York Times, di aver iniettato proprio codice informatico, sostanzialmente un malware, all’interno dei software che gestiscono la rete elettrica russa come parte di tentativi di respingere l’hacking da parte dei russi stessi ma anche come avvertimento che possa fungere da deterrente contro gli eventuali attacchi informatici portati avanti da hacker russi.
La notizia è filtrata dopo quella riguardante il gruppo di hacker russi denominato Xenotime che ha dichiarato di aver iniziato “a porre le basi” per eventuali e potenziali attacchi alle compagnie elettriche statunitensi.
È stato possibile inoltrare avvertimenti del genere in tutta libertà grazie anche ad una nuova legge approvata negli Stati Uniti l’anno scorso la quale rende sostanzialmente legale l’attività clandestina nel cyberspazio per “scoraggiare, salvaguardare o difendere” gli Stati Uniti da eventuali attacchi informatici.
Tali azioni di hacking informatico “legalizzato” possono essere portate avanti anche in maniera relativamente autonoma e senza una specifica approvazione presidenziale.
Secondo un funzionario dell’intelligenza statunitense, per quanto riguarda la guerra elettronica “è diventato tutto molto, molto più aggressivo nel corso dell’ultimo anno […] Stiamo facendo cose su una scala che non avremmo mai contemplato pochi anni fa”.
Proprio per questo gli stessi Stati Uniti hanno stabilito nel 2010 il Cyber Command, un nuovo comando strategico a servizio dell’esercito che conduce operazioni di guerra elettronica, in particolare per quanto riguarda l’informazione.
Il Cyber Command è composto da vari team, alcuni dei quali definiti gruppi di protezione cibernetica (cyber protection teams, CPTs), pienamente operativi già da settembre 2017.
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