
Risultati definiti nel comunicato stampa come “incoraggianti” sono stati ottenuti da un gruppo di ricercatori dell’Università della California a San Francisco e del Veterans Affairs Health Care System riguardo ad un nuovo tipo di trattamento per l’acufene grave.
I ricercatori hanno utilizzato la stimolazione cerebrale profonda per trattare l’acufene grave refrattario su un gruppo di pazienti. Questi primi risultati sono alla base di uno studio pubblicato oggi sul Journal of Neurosurgery.
L’acufene è un particolare disturbo dell’orecchio che porta il paziente a sentire rumori anche senza alcuna stimolazione proveniente dall’esterno. Questi rumori possono essere rappresentati da ronzii, sibili, pulsazioni, e rumori simili.
Se nella maggior parte dei casi i sintomi non risultano particolarmente fastidiosi e non richiedono trattamento, in alcuni casi l’acufene può essere abbastanza invadente e grave.
Esistono alcune terapie che possono aiutare a ridurre la portata del suono percepito anche se per molti pazienti sostanzialmente non esiste una cura.
La stimolazione cerebrale profonda viene eseguita per trattare vari disturbi del movimento oltre a vari disturbi psicologici.
Il trattamento prevede un intervento chirurgico con elettrodi attaccati al cervello in particolare aree in cui i normali impulsi elettrici vengono interrotti.
Queste aree vengono collegate ad un generatore di impulsi che può essere impiantato anche nel corpo, ad esempio sotto la pelle. Questo generatore fornisce una piccola stimolazione elettrica a queste aree del cervello tramite i cavi che portano agli elettrodi.
I ricercatori hanno utilizzato questa tecnica su un gruppo composto da tre uomini e due donne con un’età media di 51 anni affetti da acufene grave in entrambe le orecchie per quattro pazienti su cinque e in un solo orecchio per un altro paziente.
I pazienti sono stati sottoposti a neurochirurgia stereotassica per l’impianto degli elettrodi nel nucleo caudato su ogni lato del cervello.
Dopo cinque settimane hanno iniziato un periodo di stimolazione per trovare un’impostazione ottimale per ridurre la gravità dell’acufene. Questo periodo risultava abbastanza lungo e durava da 5 a 13 mesi a seconda delle esigenze di ciascun paziente.
Una volta trovato il corretto grado di stimolazione, iniziava una terza fase di di 24 settimane che vedeva una stimolazione costante.
Secondo il comunicato stampa, questa tecnica si dimostrava “efficace nel ridurre l’esperienza negativa dell’acufene” per quattro pazienti su cinque.
Ora i ricercatori intendono approfondire l’utilità di questo metodo con nuovi studi anche per abbreviare il periodo di ottimizzazione del livello di stimolazione per renderlo più breve.