
Uno articolo pubblicato sulla rivista Bioelectronic Medicine[2] descrive il funzionamento della stimolazione del midollo spinale per il dolore cronico. Questa tecnica vede l’utilizzo di livelli bassi di elettricità indotti nel midollo spinale tramite un particolare dispositivo che viene impiantato. Questo dispositivo modifica oppure blocca l’attività nevosa e ciò riduce la sensazione di dolore che raggiunge l’area cerebrale.[1]
Stimolazione elettrica del midollo spinale
Come spiega un nuovo comunicato dell’Università della California a San Diego, la stimolazione elettrica del midollo spinale viene di solito usata dopo che gli approcci non chirurgici per contrastare il dolore non hanno avuto esito.[1]
Secondo quanto riferiscono i ricercatori nell’introduzione dello studio, la stimolazione del midollo spinale viene indicata per trattare il dolore cronico causato da condizioni tra cui la sindrome da chirurgia della schiena fallita, la sindrome da dolore regionale complesso, la neuropatia diabetica dolorosa e i dolori lombari o alle gambe che non sono trattabili.[2]
I meccanismi con cui funziona questo metodo di stimolazione elettrica non sono stati ancora compresi del tutto e questo nuovo studio potrebbe essere d’aiuto in tal senso.
Stimolazione del midollo spinale ad alta frequenza più efficace per ridurre dolore
I ricercatori della Scuola di Medicina dell’università californiana spiegano, nello studio, che la stimolazione del midollo spinale ad alta frequenza (intorno ai 10.000 Hertz) sembra rivelarsi più efficace, per quanto riguarda l’abbassamento del dolore percepito, rispetto alla stimolazione a bassa frequenza, almeno nel gruppo di soggetti studiati.
La stimolazione del midollo spinale ad alta frequenza è stata approvata nel 2015 dopo che era stata approvata nel 1989 la stimolazione a bassa frequenza (intorno ai 50 Hertz). La stimolazione ad alta frequenza utilizza impulsi di durata più bassa, di ampiezza più bassa e che di solito non provocano parestesia né sensazioni di formicolii.[1]
Le prove su 237 pazienti
I ricercatori hanno analizzato questo approccio di stimolazione elettrica su 237 pazienti sottoposti a questa tecnica tra il 2004 e il 2020. In tutti i pazienti la sensazione di dolore percepito migliorava anche se la stimolazione ad alta frequenza produceva risultati migliori rispetto a quella bassa frequenza.[1]
Differenze tra maschi e femmine
Come spiega Imanuel Lerman, l’autore senior dello studio, sempre più studi mostrano che i percorsi immunitari influenzano il processo di dolore cronico differentemente a seconda del genere sessuale. I ricercatori hanno infatti ottenuto risultati un po’ diversi tra i maschi e le femmine. La sensazione di dolore percepito dei maschi, per esempio, risultava migliore per la stimolazione ad alta frequenza 3 mesi dopo la terapia e 6 mesi dopo rispetto alla stimolazione a bassa frequenza mentre per le femmine questo risultava vero solo dopo 6 mesi. Inoltre anche l’utilizzo degli oppioidi dopo la terapia di stimolazione elettrica differiva tra maschi e femmine. Secondo Lerman queste differenze “sono decisamente intriganti”, affermazione che lascia intendere che ulteriori studi dovrebbero essere effettuati su questa tecnica di stimolazione elettrica del midollo spinale.[1]