Stress prenatale, scoperto farmaco che può proteggere cervello dei feti

Credito: cro magnon13, Pixabay, 5887730

Una strategia per proteggere il cervello in via di sviluppo dei feti dallo stress prenatale nei topi è stata sviluppata da un gruppo di ricerca dell’Università dell’Iowa e dell’University Hospitals Cleveland Medical Center.
Lo stress prenatale subito dalla madre durante la gravidanza può infatti portare a dei problemi di salute nel bambino una volta nato e tra questi ci sono anche alcuni disturbi neuropsichiatrici nel corso dei primi anni della vita, disturbi che in alcuni casi possono portarsi anche nell’età adulta.

Oltre ad inficiare lo sviluppo del cervello, l’esposizione delle donne incinte allo stress può, tra le altre cose, creare dei danni anche alla funzione immunitaria del bambino.
I ricercatori hanno fatto esperimenti sui topi scoprendo che un farmaco denominato P7C3-A20, che già in passato aveva dimostrato di poter proteggere il cervello adulto dalle lesioni, può avere un effetto neuroprotettivo sui feti dei topi a seguito di eventi avversi subiti dalle madri nel corso della gravidanza.

“Volevamo sapere se il composto P7C3-A20 proteggeva il cervello embrionale dai danni. I nostri risultati mostrano che la prole è protetta dagli effetti negativi dello stress quando le madri vengono trattate con P7C3-A20 nello stesso periodo”, spiega Rachel Schroeder, una studentessa guidata dai mentori Hanna Stevens e Andrew A. Pieper.
Nello specifico la ricercatrice scopriva che le femmine di topo gravide che subivano stress prenatale e che venivano trattate con P7C3-A20, facevano nascere figli protetti da effetti negativi causati dall’interruzione del meccanismo di sintesi del NAD+ nel cervello embrionale, fattore che a sua volta poteva portare alla degenerazione degli assoni nelle cellule nervose e quindi a deficit di apprendimento e a comportamenti depressivi nei figli una volta nati e fino all’età adulta.

“Stabilizzando i meccanismi critici di produzione di NAD+ (nicotinamide adenina dinucleotide, una molecola energetica i cui livelli sono importanti per le cellule nervose, n.d.r.), abbiamo permesso al cervello in via di sviluppo embrionale di continuare a svilupparsi normalmente nonostante lo stress”, spiega ancora la ricercatrice.
La speranza è che questo farmaco possa avere gli stessi effetti positivi anche sui feti degli esseri umani ma naturalmente ulteriori e più approfondite ricerche dovranno essere eseguite per accertare lo stesso collegamento. Intanto lo studio è stato pubblicato su Antioxidants & Redox Signaling.

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