Un particolare squilibrio di elettroni nelle cellule del fegato può essere collegato a patologie metaboliche che possono aumentare a loro volta il rischio di patologie cardiovascolari e relative allo stesso fegato. È la scoperta che hanno fatto alcuni ricercatori del Massachusetts General Hospital che hanno pubblicato i propri risultati su Nature.
I ricercatori si sono concentrati sullo fenomeno conosciuto come “stress riduttivo”: questo si verifica quando le cellule accumulano troppi elettroni e ciò può avvenire anche a causa del cibo che viene ingerito, come spiega Vamsi Mootha, un ricercatore del Dipartimento di Biologia Molecolare del Mass General nonché autore senior dello studio: “Se c’è uno squilibrio tra l’offerta e la domanda di quegli elettroni – in particolare, una fornitura in eccesso – si può ottenere uno stress riduttivo.”
I ricercatori hanno fatto esperimenti sui topi somministrando nei fegati di questi ultimi un enzima geneticamente modificato denominato LbNOX. Quest’ultimo impediva ai topi di sviluppare lo stress riduttivo e abbassava i livelli di trigliceridi migliorando i fattori metabolici tra cui la resistenza all’insulina.
I ricercatori confidano nel fatto che lo stesso metodo possa essere utilizzato anche sugli esseri umani per controllare lo stress riduttivo nel fegato, come spiega Russell Goodman, uno degli epatologi impegnati nello studio.
“LbNOX sta potenziando una nuova classe di studi che chiamiamo metabolismo causale”, afferma Mootha. “Ci stanno permettendo, per la prima volta, di manipolare il metabolismo negli organismi viventi e vedere quali sono le conseguenze”.