
Uno dei metodi con i quali i batteri diventano sempre più resistenti agli antibiotici è stato analizzato da un gruppo di ricercatori dell’Università della Georgia guidato da Stephen Trent.
I ricercatori hanno dimostrato che l’Acinetobacter baumannii, un agente patogeno umano, può arrivare a modificare la sua superficie per diventare più resistente agli antibiotici.
L’Acinetobacter baumannii è considerato un patogeno umano dalla criticità prioritaria da parte dell’OMS in quanto causa infezioni nei tessuti molli. È un patogeno che si diffonde soprattutto durante i periodi di guerra, negli ospedali o comunque nelle zone dove si raggruppano i feriti, tanto che il batterio è conosciuto anche come “Iraqibacter”.
Si tratta di una ricerca che va ad analizzare quello che probabilmente è il problema primario riguardo al contrasto ai superbatteri: superare la membrana del batteria affinché l’antibiotico e in generale i farmaci possano entrare ed agire.
Si tratta di una vera e propria armatura che gli stessi batteri sfruttano a livello evoluzionistico per usufruire di gradi difesa sempre diverse migliori.
Per fare questa scoperta i ricercatori hanno usato un metodo basato sull’evoluzione dei batteri nell’ambiente di laboratorio: i batteri modificano se stessi di generazione in generazione, accumulando cambiamenti nel DNA e cambiando di fatto la loro fisiologia.
Secondo Matthew Powers, che insieme a Stephen Trent ha condotto la ricerca, “La cosa veramente interessante di questo metodo è che sfrutta la bellezza dell’evoluzione e lascia che i batteri facciano il peso del lavoro”.