
Un team di ricercatori ha realizzato uno studio con dati raccolti nel corso di 12 anni per scoprire che le donne in gravidanza risultano, in media, sempre più esposte a sostanze chimiche presenti in plastica o pesticidi. Si tratta di sostanze che possono creare danni allo sviluppo, come riferisce un comunicato pubblicato oggi dall’Università della California a San Francisco.[1] Lo studio dei ricercatori è stato pubblicato sulla rivista Environmental Science & Technology.[2]
Ricercatori hanno analizzato le urine di 171 donne in gravidanza
I ricercatori hanno analizzato le urine di 171 donne in gravidanza provenienti da vari stati degli Stati Uniti per rilevare le esposizioni più elevate di 103 sostanze chimiche. Le sostanze chimiche prese in considerazione sono contenute perlopiù in plastica, pesticidi nonché in prodotti con BPA e ftalati.[1]
Risultati
I ricercatori trovavano più dell’80% delle sostanze chimiche prese in considerazione in almeno una delle donne partecipanti allo studio. Trovavano inoltre più di un terzo di tutte le sostanze chimiche prese in considerazione nella maggior parte dei partecipanti. Inoltre scoprivano che, rispetto a studi precedenti fatti in passato, le quantità delle sostanze erano maggiori.
Le esposizioni più elevate venivano rilevate per le donne non bianche, per quelle con livello di istruzione più basso, per le donne single o per le donne esposte al tabacco.[1]
Donne latine più esposte
In particolare notavano che le donne di etnia latina mostravano livelli particolarmente alti di parabeni, di ftalati e bisfenoli, una cosa che ha sorpreso i ricercatori, come ammette Jessie Buckley, professoressa associata di salute ambientale della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health, prima autrice dello studio.[1]
Esposizione di donne incinte a sostanze chimiche sta aumentando
Tracey J. Woodruff, professoressa dell’Università della California a San Francisco, spiega che si tratta di risultati che mostrano che “il numero e la portata delle sostanze chimiche nelle donne in gravidanza stanno aumentando durante un periodo di sviluppo molto vulnerabile sia per la persona incinta che per il feto”.
L’esposizione, come spiega il comunicato, può avvenire anche tramite il contatto con l’aria oltre che con quello con cibo, acqua, plastica ed altri prodotti di consumo.[1]