
Dopo essere stato “sponsorizzato” da Jack Dorsey, proprietario e amministratore delegato di Twitter, il discusso “succo di sale”, ossia la bibita fatta di acqua, sale dell’Himalaya e limone, sembra diffondersi sempre più.
Si tratta di un “drink” discusso perché a base di sale, un elemento che, per la maggior parte delle persone, non ha bisogno di essere “integrato”.
Con alcune rarissime eccezioni, come quelle riguardanti alcune particolari tipologie di atleti, persone con pressione bassa o persone che hanno trascorso lunghi periodi di tempo al caldo, il corpo umano non ha di certo bisogno di integratori di sale, neanche quello proveniente dalle Himalaya, che comunque risulta meno elaborato e con un quantitativo maggiore e più variegato di minerali rispetto al sale comune da cucina.
Questo perché la maggior parte di ciò che mangiamo ne contiene quantità sufficienti, anzi anche troppo alte se consideriamo lo stile di vita alimentare odierno.
D’altronde il corpo umano, che non produce sale di per sé e che ha bisogno di reperirlo da ciò che mangiamo (o in questo caso beviamo), non necessita di quantità astronomiche di sale: bastano circa un quarto di cucchiaino al giorno (all’incirca 500 mg) per soddisfare il bisogno biologico di base. L’idea, quindi, che una bevanda salata possa fare da sostituto quotidiano per una dieta equilibrata e regolare non è certo consigliabile.