
Diversi studi hanno suggerito che anche sui pianeti oceanici, quelli completamente ricoperti dall’acqua e senza terraferma, potrebbe esistere la vita. Al di là della presenza o meno di uno strato superficiale ghiacciato (cosa probabilmente è abbastanza comune perché non tutti i pianeti si trovano nella fascia abitabile che permette l’acqua liquida superficiale), gli studi hanno mostrato che le forme di vita presenti in questi oceani potrebbero ricevere importanti nutrienti dal nucleo.
Vita nei mondi oceanici: forse c’è una possibilità
L’eventuale esistenza di questo flusso di nutrienti dal nucleo negli oceani superiori, pressoché fondamentale dell’esistenza della vita stessa nei mondi oceanici, è stata ipotizzata ma il fenomeno stesso non è ancora ben compreso. I dati che potremmo ottenere in futuro con le missioni sulle lune ghiacciate di Saturno e di Giove risulteranno molto importanti in tal senso.
Le condizioni estreme degli eso-oceani
Secondo quanto spiega Space.com, gli oceani presenti nei mondi oceanici potrebbero essere sottoposti a condizioni molto estreme, condizioni per le quali l’acqua sarebbe molto più compatta di quanto può esserlo negli oceani terrestri. Su alcuni pianeti l’acqua può essere sottoposta ad una pressione altissima (si parla di 29.000 atmosfere di pressione). Questa condizione farebbe formare uno strato di ghiaccio sul fondo degli oceani con una particolare struttura cristallina cubica in cui le molecole possono resistere nello stato ghiacciato anche a temperature altissime.
Particolare fenomeno
Con una “barriera” del genere come possono i sali ed altri nutrienti importanti per la vita essere trasportati dal nucleo roccioso e caldo fino all’oceano sovrastante? Forse attraverso un particolare fenomeno modellato da un team di ricercatori che hanno pubblicato i risultati dei propri studi su Nature Communications.[1] Il nuovo studio mostra che questa particolare struttura ghiacciata sul fondo degli oceani potrebbe trattenere i cristalli di sale. Anzi, i modelli sviluppati dai ricercatori suggeriscono che fino al 2,5% del peso dello strato ghiacciato potrebbe essere rappresentato da cloruro di sodio.
Il ghiaccio sul fondo degli oceani sarebbe “ammorbidito”
La presenza del sale, in queste quantità, abbasserebbe il punto di fusione del ghiaccio “ammorbidendolo” di quel tanto da lasciare passare correnti convettive e quindi da far salire il ghiaccio salato. Secondo quanto spiega Jean-Alexis Hernandez, ricercatore dell’European Synchrotron Radiation Facility in Francia e uno degli autori dello studio, il ghiaccio caldo presente della parte inferiore del mantello diventerebbe gravitazionalmente instabile e meno denso del ghiaccio che lo circonda. Questo ghiaccio più caldo comincerebbe a salire e si creerebbe un particolare flusso globale, mantenuto costante proprio dalle differenze di temperatura, che permetterebbe il trasporto di nutrienti necessari per la biochimica e quindi per la vita.
Vita potrebbe sfruttare il particolare fenomeno per sostentarsi
Questo fenomeno di per sé non è dimostrerebbe l’esistenza della vita ma suggerisce che quest’ultima potrebbe sfruttarlo per appropriarsi degli importanti nutrienti presenti nei nuclei rocciosi dei pianeti, almeno per quanto riguarda i mondi oceanici. Il fenomeno descritto nel nuovo studio aumenta le probabilità che sui pianeti oceanici, e in generale sugli esopianeti, possa essere presente la vita.
Note e approfondimenti
- Stability of high-temperature salty ice suggests electrolyte permeability in water-rich exoplanet icy mantles | Nature Communications (DOI: 10.1038/s41467-022-30796-5)