Superare legge di Moore forse si può grazie a speciale comportamento magnetico

Credito: OpenClipart-Vectors, Pixabay, ID: 152599

Già nel 2016 una squadra di ricercatori del MIT documentò l’esistenza degli skyrmioni, particolari particelle, fino ad allora ritenute ipotetiche, che però sembravano posizionarsi in maniera del tutto casuale sulla superficie di osservazione. Ora una nuova ricerca, portata avanti dallo stesso Geoffrey Beach (autore della prima ricerca del 2016) e da altri colleghi, dimostrerebbe a livello sperimentale che queste particelle possono essere create a piacimento in luoghi specifici.
Quest’ultima caratteristica, in particolare, può essere sfruttata in un sistema di archiviazione di dati digitali e, qualora venisse prodotto un sistema di lettura di tali dati relativamente efficiente, potrebbe essere sfruttato anche a livello commerciale.

Il segreto sta nell’introdurre un particolare tipo di difetto nello strato magnetico. Una volta effettuata questa operazione, gli skyrmioni vanno a raggrupparsi in posti specifici. Controllando l’introduzione di questi difetti è possibile utilizzare la superficie per immagazzinare dati codificandoli negli stessi skyrmioni.
Queste particelle, inoltre, risulterebbero incredibilmente stabili nei confronti delle perturbazioni esterne, a differenza dei dispositivi magnetici di memorizzazione convenzionali. E ancora, i dati possono essere memorizzati utilizzando solo una piccola area della superficie magnetica, probabilmente composta solo da pochi atomi.

Si tratterebbe, dunque, di un metodo per oltrepassare i limiti oramai fissati dalla stessa fisica dei materiali riguardo al miglioramento progressivo delle capacità di stoccaggio digitale che sono alla base, insieme alla capacità computazionale, della legge di Moore.
Questi nuovi risultati sono stati pubblicati su Nature Nanotechnology, gli studi sono stati portati avanti, oltre che da Beach, anche da Felix Buettner e Ivan Lemesh.

Fonti e approfondimenti

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