
Un team di ricercatori ha ottenuto la prova che il superbatterio Clostridioides difficile può essere trasmesso da animale a uomo, come riferisce un comunicato emesso dall’European Society of Clinical Microbiology and Infectious Diseases.[1] Lo studio è stato condotto dalla ricercatrice Semeh Bejaoui e dai suoi colleghi dell’Università di Copenhagen e dello Statens Serum Institut in Danimarca.
Clostridioides difficile in un allevamento di maiali in Danimarca
I ricercatori hanno voluto analizzare la diffusione dei ceppi di Clostridioides difficile in un allevamento di maiali in Danimarca per capire il livello di diffusione zoonotica dei vari geni che producono resistenza agli antimicrobici. Per fare questo hanno prelevato campioni di feci da 514 maiali tra il 2020 e il 2021. Li hanno sottoposti a screening per rilevare la presenza di questo batterio e hanno sottoposto questi ultimi a sequenziamento genomico.
Scoperte
Scoprivano che, su 514 suini, 54 mostravano presenza di Clostridioides difficile. Scoprivano inoltre che il batterio risultava più comune nei suinetti e nelle scrofe rispetto ai suini da macello. Secondo i ricercatori ciò si spiegherebbe con la differenza di età tra i suini più giovani e quelli adulti: quelli più giovani, infatti, conterebbero su un microbioma otto ha più suscettibile.
Corrispondenze tra campioni di feci di suini e quelli umani
Infine scoprivano che 13 sequenze genomiche rilevate nei suini corrispondevano a quelle rilevate in alcuni campioni di feci prelevati da pazienti umani. Il ceppo più comune rilevato negli animali era l’ST11. I ricercatori scoprivano che in 16 casi i batteri di questo ceppo erano presenti sia negli animali che nell’uomo ed erano identici. Diversi dei batteri isolati dagli animali risultavano poi “ipervirulenti”.
“L’uso eccessivo di antibiotici nella medicina umana e come strumenti di produzione a basso costo nelle fattorie sta vanificando la nostra capacità di curare le infezioni batteriche”, spiega la Dott.ssa Bejaoui.[1]
Note e approfondimenti
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