Manca poco, circa un mese, al lancio del telescopio spaziale James Webb, un progetto miliardario promosso dalla NASA e portato avanti dalla stessa NASA e dall’agenzia spaziale europea con la collaborazione dell’agenzia spaziale canadese. Il telescopio spaziale, una volta arrivato al punto di Lagrange dove entrerà in una particolare orbita posta alla distanza più grande mai raggiunto da un telescopio spaziale, non diventerà subito operativo. Anzi, passerà diversi mesi occupato in varie procedure tra le quali c’è anche quella dell’apertura dell’enorme specchio.
Con un diametro di 6 metri e mezzo, lo specchio primario del telescopio spaziale Webb era effettivamente troppo grande per essere trasportato su un razzo, come spiega Space.com che cita Lee Feinberg, uno dei responsabili del progetto presso il Goddard Space Flight Center della NASA.
I tecnici hanno progettato dunque l’enorme specchio del telescopio in modo che potesse aprirsi da solo, sotto la supervisione e i comandi impartiti dai tecnici dalla Terra, una volta arrivato nel suo punto orbitale.
Tecnici e scienziati non hanno potuto progettare l’enorme specchio del telescopio Webb come un foglio di carta: non può essere piegato e poi dispiegato a comando. Hanno dovuto progettare segmenti separati che poi devono essere allineati con una precisione submillimetrica, una precisione così alta che i tecnici dovranno fare ricorso a complessi algoritmi e dovranno impiegare diversi mesi per un allineamento corretto.
Il dispiegamento corretto di tutti e 18 i segmenti, che inizialmente agiranno come 18 telescopi separati, è la fase più delicata in assoluto dell’intera missione. I test hanno mostrato che proprio il dispiegamento e l’allineamento di questi segmenti per formare l’enorme specchio finale è l’ostacolo tecnico più grande che i tecnici dovranno superare.
Si tratta di rischi che si devono correre in quanto i possibili risultati che potremmo raggiungere con questo nuovo telescopio spaziale avranno un valore scientifico enorme. Gli scienziati saranno in grado di riportare letteralmente indietro l’orologio per osservare le prime fasi dell’universo con dettagli mai raggiunti prima per quanto riguarda la fase “primordiale”.