
Un nuovo articolo presente sul sito della NASA è incentrato su varie domande poste a Meredith MacGregor, una professoressa del Center for Astrophysics and Space Astronomy (CASA), un istituto dell’Università del Colorado a Boulder. Le domande riguardano il telescopio James Webb che verrà lanciato alla fine di dicembre e che, secondo diversi esperti, scienziati ed astronomi, dovrebbe rivoluzionare l’osservazione astronomica.
Telescopio Webb successore di Hubble? In realtà funzionerà diversamente
La scienziata in primis ci spiega che il telescopio James Webb, nonostante venga considerato come un successore, è in realtà molto diverso dall’altro importante telescopio spaziale lanciato dalla NASA negli anni 90, il telescopio Hubble. La diversità principale consiste nel fatto che mentre Hubble indagava il cosmo alla lunghezza d’onda dell’ultravioletto, il telescopio Webb eseguirà le sue indagini alla luce infrarossa.
Su questa lunghezza d’onda si potranno raccogliere più dati sulle strutture che si sono formate nella fase iniziale del nostro universo.
Spostamento verso il rosso cosmologico
Il fatto è che la luce degli oggetti, in particolar modo le galassie, si estende man mano che il tempo passa. Per guardare galassie ed oggetti che sono nati miliardi e miliardi di anni fa bisogna dunque considerare l’effetto dello spostamento verso il rosso della luce. Ne consegue che osservare all’infrarosso risulta un metodo più efficiente per analizzare il cosiddetto “universo primordiale”.
Migliore osservazione degli esopianeti
Inoltre la ricercatrice si sofferma sul miglioramento che otterremo riguardo all’osservazione degli esopianeti. Con il James Webb potremo osservare quelli che sono considerati come le culle dei pianeti: i dischi protoplanetari che si formano intorno alle giovani stelle. Da questi dischi si originano i pianeti che, secondo il modello accettato oggi maggiormente dagli astronomi, all’inizio sono solo piccoli pezzi di roccia che poi diventano sempre più grandi per il fenomeno dell’aggregazione gravitazionale. E proprio le fasi di queste formazioni potranno essere individuate dal James Webb tramite l’infrarosso. Polvere e gas riscaldati, come quelli presenti in un disco protoplanetario intorno ad una giovane stella, emettono calore e quindi luce infrarossa.
Scoperta di vita aliena
La speranza ultima è che con il James Webb si possano fare passi avanti decisivi per la scoperta di vita aliena su pianeti al di fuori del nostro sistema solare. In particolare si spera di trovare le cosiddette “biofirme”, tracce di presenza di vita aliena, e si spera di far lo soprattutto cercando nell’atmosfera dei pianeti.
“Se avremo successo, l’astronomia si sposterà in un nuovo territorio in cui possiamo davvero determinare cosa potrebbe essere un segno di vita e cosa potrebbe non esserlo”, spiega MacGregor.
Note e approfondimenti
- New space telescope to peer back at the universe’s first galaxies | CU Boulder Today | University of Colorado Boulder (IA)
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