Probabilmente il telescopio spaziale James Webb, che dovrebbe essere lanciato il 24 dicembre, osserverà migliaia di esopianeti, dai mondi di lava con la superficie letteralmente fusa a quelli freddissimi che orbitano intorno a stelle ormai morte, come spiega un nuovo articolo del National Geographic.
In effetti questi ultimi giorni prima del lancio stanno mettendo in ansia migliaia tra tecnici, scienziati o anche solo appassionati dell’astronomia.
Studio dell’astronomia sostanzialmente cambierà per sempre
Il punto è che, dopo il lancio del James Webb, lo studio dell’astronomia sostanzialmente cambierà per sempre. In particolare ci si aspetta un notevole progresso anche nello studio degli esopianeti e dunque di quelli potenzialmente abitabili.
Il telescopio James Webb permetterà un’osservazione senza precedenti dell’atmosfera dei pianeti. Permetterà inoltre l’osservazione dei pianeti neonati, quelli ancora collocati nei dischi protoplanetari polverosi. E infine, e forse è questa la caratteristica più interessante, il James Webb permetterà l’osservazione di pianeti di tipo roccioso, quindi quelli simili alla Terra.
Pianeti simili alla Terra
Attualmente, su più di 4000 pianeti extrasolari scoperti, sono pochissimi quelli realmente simili alla Terra ma il lancio del James Webb rappresenterà un game changer.
Solo nel corso degli ultimi anni i ricercatori hanno scoperto che la diversità dei pianeti è molto più ampia di quello che si pensava in precedenza. Natasha Batalha, una ricercatrice dell’Ames Research Center della NASA, spiega che tale diversità è immensamente più grande rispetto a quella che c’è nei pianeti presenti nel nostro sistema solare. Il punto è capire se l’ambiente abitabile che abbiamo sulla Terra, un ambiente sostanzialmente fatto di grosse masse liquide, distese di terraferma e un’atmosfera in cui c’è prevalentemente ossigeno, è comune oppure raro all’interno della nostra galassia.
Studio dell’universo primordiale
Un’altra caratteristica speciale del James Webb risiede nel fatto che permetterà di osservare l’universo “primordiale”, quello risalente alle prime centinaia di milioni di anni dopo il Big Bang.
Grazie al fatto che il telescopio James Webb osserverà sulla lunghezza d’onda dell’infrarosso, gli scienziati potranno infatti ricevere anche le tracce più deboli e soprattutto quelle più lontane. Si tratta di una luce, quella degli oggetti molto distanti, che sostanzialmente può essere percepita solo sulla lunghezza d’onda dell’infrarosso.