
Sarebbero stati anche alcuni particolari cambiamenti nell’orbita terrestre ad aver favorito La permanenza della vita sulla Terra durante un lunghissimo periodo di glaciazione secondo un nuovo studio condotto da ricercatori dell’Università di Southampton e di altri istituti.
I ricercatori hanno analizzato varie rocce createsi in un periodo durante il quale la superficie della Terra dovrebbe essere stata completamente ricoperta di ghiaccio, un periodo denominato anche “terra a palla di neve” che durò più di 50 milioni di anni. Hanno quindi pubblicato i risultati, molto interessanti, su Nature Communications.
Come è riuscita a sopravvivere la vita durante la terra a palla di neve?
In effetti come la vita sia riuscita a sopravvivere ad un periodo così lungo e così freddo resta ancora oggi un mistero. Secondo Thomas Gernon, un professore associato di scienze della terra a Southampton e uno degli autori dello studio, la vita è riuscita in qualche modo ad evitare un fatale collo di bottiglia, durante questa lunga glaciazione.
Le rocce realizzate dai ricercatori sono rocce di tipo glaciale situate nell’entroterra australiano e si sono formate all’incirca 700 milioni di anni fa. Durante questo periodo la stessa Australia era collocata molto più vicino all’equatore ma non era caratterizzata da un clima più tropicale.
Rocce confermano lungo periodo freddo
Queste rocce mostrano, confermando dunque la teoria della terra a palla di neve, che durante questo periodo i ghiacci si estendevano fino all’equatore. E se anche le fasce equatoriali erano ricoperte di ghiaccio, allora significa che tutta la superficie terrestre doveva esserlo.
I ricercatori si sono concentrati in particolare sulle “Banded Iron Formations”, rocce fatte di vari strati di materiali ricchi di ferro o di silice. Secondo i ricercatori si tratta di rocce che erano presenti nell’oceano di quel periodo quando era completamente coperto da una calotta di ghiaccio.
Oceani del tutto isolati dall’atmosfera sotto coltre di ghiaccio
I ricercatori spiegano che durante questo periodo gli oceani si erano completamente isolati dall’atmosfera proprio per la presenza della coltre ghiacciata e ciò mise fine al normale scambio tra il mare e l’atmosfera. Questi strati rocciosi molto variabili, come spiega Ross Mitchell, professore all’Accademia cinese delle scienze a Pechino e autore principale dello studio, hanno sempre suggerito modelli climatici che vedevano l’avanzata e poi il ritiro periodico della calotta glaciale.
Si tratta di un concetto che in un certo senso contrasta con una Terra completamente ricoperta di ghiaccio per 50 milioni di anni.
“Il ferro proviene da bocche idrotermali sul fondo del mare”, spiega Gernon. “Normalmente, l’atmosfera ossida immediatamente qualsiasi ferro, quindi le formazioni di ferro a bande in genere non si accumulano. Ma durante la palla di neve, con l’oceano tagliato fuori dall’aria, il ferro è stato in grado di accumularsi abbastanza per formarsi”.
“Oasi” prive di ghiaccio grazie all’orbita terrestre
I ricercatori hanno quindi analizzato le rocce con uno speciale metodo per capire i cicli orbitali collegati. L’orbita della terra, infatti, cambia forma, inclinazione e oscillazione e questi cicli astronomici modificano la quantità di raggi del sole che raggiungono la terra e quindi possono modificare il clima.
Durante il periodo della Terra a palla di neve, queste variazioni orbitali non hanno subito cambiamenti. Questo può voler dire, secondo i ricercatori, che furono proprio queste variazioni orbitali che permisero l’esistenza, in determinati periodi e in determinate regioni, di aree prive di ghiaccio durante il periodo della terra a palla di neve. Proprio grazie a queste ultime la vita poté resistere ed andare avanti.
Ci furono aree in cui l’acqua non era ghiacciata
Come spiega Mitchell, si tratta di una scoperta che risolve quella che è la controversia principale sull’ipotesi della terra a palla di neve, ossia “l’osservazione di lunga data di una significativa variabilità sedimentaria durante le glaciazioni della Terra a palla di neve” che “è apparsa in contrasto con una riduzione così estrema del ciclo idrologico”.
I ricercatori hanno infatti trovato prove del fatto che, durante questo lungo periodo gelido, c’è stata comunque una certa quantità di acqua corrente sulla superficie terrestre.
Questo studio permette di spiegare, come lascia intendere Gernon, come abbia fatto a svilupparsi la vita multicellulare complessa che effettivamente ha avuto origine proprio durante questo periodo.
Lo ha fatto grazie a “oasi” prive di ghiaccio presenti nell’oceano del tutto ghiacciato. In questo modo la vita è riuscita a sopravvivere a quello che probabilmente è stato l’evento climatico più estremo della sua storia.
Note e approfondimenti
- Orbital forcing of ice sheets during snowball Earth | Nature Communications (IA) (DOI: 10.1038/s41467-021-24439-4)