Quando avviene un terremoto si propagano sotto terra dei segnali con una velocità vicina a quella della luce. Questi segnali possono essere registrati prima delle onde sismiche le quali, a confronto, risultano molto lente dato che possono viaggiare in media ad 8 km al secondo.
I segnali velocissimi provocati dai terremoti sono piccoli, quasi impercettibili, cambiamenti di gravità causati dallo spostamento della massa interna della Terra.
Si chiamano segnali PEGS (prompt elasto-gravity signals) e sono già stati rilevati con misurazioni sismiche. Si ritiene che questi segnali potrebbero rivelarsi utilissimi per prevedere, o meglio, rilevare un terremoto prima che avvengano le scosse distruttive oppure prima che arrivino le onde di uno tsunami.
Il problema è che questo effetto gravitazionale è debolissimo e quindi difficilmente percettibile. Si pensi che è equivalente a meno di un miliardesimo della gravità terrestre.
Questo significa che possono essere misurati solo per i terremoti più grandi e distruttivi.
Un team di ricerca ha creato uno nuovo algoritmo proprio per rilevare con maggiore precisione i segnali PEGS. L’algoritmo è stato descritto in un nuovo studio apparso su Earth and Planetary Science Letters.
I ricercatori sono riusciti a fare previsioni più accurate sulla forza dei segnali che un terremoto provoca, in particolare quello relativo alla gravità oscillante che ogni terremoto produce.
Questa gravità oscillante produce infatti un effetto di forza, a breve termine, sulle rocce e ciò innesca delle onde sismiche secondarie le quali possono essere rilevate prima di quelle primarie, ossia alle onde sismiche scatenate dal terremoto in sé.
“Abbiamo affrontato il problema dell’integrazione di queste interazioni multiple per fare stime e previsioni più accurate sulla forza dei segnali”, dichiara Torsten Dahm, capo della sezione Fisica dei terremoti e dei vulcani del Centro di ricerca tedesco GFZ per le geoscienze. “Rongjiang Wang ha avuto l’idea geniale di adattare un algoritmo che avevamo sviluppato in precedenza al problema PEGS – e ci è riuscito.”
In futuro l’algoritmo potrebbe essere utilizzato per capire se un terremoto può scatenare uno tsunami anche se gli stessi ricercatori ammettono che ad oggi gli strumenti di misurazione non sono ancora abbastanza sensibili per ottenere risultati del genere.