
Potrebbe essere definito come “il terremoto più lento mai registrato” quello verificatosi a sud di Istanbul nell’estate del 2016. Fu così lento che sostanzialmente nessuno se ne accorse. Durò addirittura più di 50 giorni ed è stato possibile analizzarlo solo grazie ad una innovativa tecnica di elaborazione sviluppata dal Centro tedesco di ricerca per le geoscienze in collaborazione con altri istituti.
La scossa si è verificata sotto il Mar di Marmara in una zona in cui è presente la Faglia Nord Anatolica e di cui lo stesso territorio di Istanbul fa parte. Questa faglia separa l’Eurasia dalla placca anatolica ed è nota perché già in passato ha generato terremoti molto distruttivi (l’ultimo si è verificato nel 1999 nei pressi di Izmit e ha provocato più di 20.000 vittime).
Una parte di questa faglia sta accumulando da diversi anni energia elastica e si pensa che in un periodo non lontano tale energia possa essere poi rilasciata sotto forma di un terremoto. Studiando proprio questi fattori, i ricercatori, che hanno pubblicato il loro studio su Earth and Planetary Science Letters, hanno rilevato un grande terremoto ultra lento della durata di quasi due mesi verificatosi a sud di Istanbul.
Utilizzando nuove tecniche di calcolo, i ricercatori hanno analizzato i dati sismici dell’area della penisola di Armutlu ed hanno identificato un lento segnale di slittamento che si sta verificando in profondità. Ciò che sta avvenendo è che la parte meno profonda della crosta terrestre, quella che di solito è completamente bloccata, sta reagendo producendo molti terremoti moderati. Ciò indica un collegamento tra la deformazione della superficie e la crosta profonda.