
La oramai “defunta” stazione spaziale cinese Tiangong-1 sta per impattare sulla Terra e non c’è praticamente nulla che possa fermarla. Dato che si crede che l’intera struttura possa non bruciarsi durante la caduta nell’atmosfera, qualcuno ha cominciato a preoccuparsi in relazione al fatto che possa impattare su un centro abitato.
Nonostante sia qualcosa che non si possa escludere, le possibilità che la struttura della stazione spaziale cinese o un suo pezzo possano creare danni a persone (ma anche a cose) sono davvero molto poche.
La psicosi è comunque già in atto: la stazione spaziale sta rotolando verso il nostro pianeta a grossa velocità e in maniera incontrollabile e gli sforzi per prevederne il punto preciso di impatto, almeno fino al momento, non hanno avuto risultato.
Tuttavia qualcuno ha già realizzato una mappa delle zone più probabili in cui possa esserci l’impatto e già qualcuno si sta inerpica andò in previsioni al momento ancora impossibili, previsione che tra l’altro stanno facendo capolino sui principali organi di informazione. Ad esempio c’è qualcuno che ritiene che la stazione spaziale andrà a colpire la Nuova Zelanda, tanto per fare un esempio di informazione per nulla contestualizzata.
Le uniche informazioni serie proverranno molto probabilmente dal Comando Strategico degli Stati Uniti e dagli osservatori dell’Agenzia Spaziale Europea, ma al momento estremamente difficile prevedere dove la stazione possa cadere.
Si sa solo che la stazione o i suoi primi pezzi potranno impattare sulla Terra intorno al 1° aprile, più probabilmente in una fascia compresa tra il 28 marzo il 5 aprile (intervallo che potrebbe comunque ancora cambiare anche se questa finestra continua a ridursi sempre di più man mano che ci avviciniamo al momento dell’impatto).
La mappa
Secondo una mappa prodotta dalla Aerospace Corporation (vedi immagine sopra o il primo link qui sotto), un’organizzazione non profit californiana, in base alle informazioni di cui sopra la navicella o qualche suo pezzo, qualora non si bruci del tutto nell’atmosfera, potrebbe colpire anche buona parte dell’Europa meridionale, compresa l’Italia (le parti in giallo rappresentano quelle in cui la navicella può impattare mentre quelle in azzurro non hanno alcuna possibilità di vedersi andare addosso la stazione o suoi pezzi).
Quello che si sa è che la fascia geografica all’interno della quale la navicella potrebbe impattare è compresa tra i 43° North e sud dell’equatore; ma si tratta di un’enorme distesa geografica che copre più della metà della superficie terrestre e che prende in considerazione anche le vaste distese degli oceani, dunque si tratta di un’informazione ben poco utile.
Le uniche zone italiane escluse eviterebbero di poco le possibilità di impatto e sarebbero relative perlopiù alle zone dell’alta Italia. Sempre secondo questa mappa, ad essere in pericolo sarebbero anche la Spagna, alcune regioni balcaniche e la Grecia, sempre parlando dell’Europa.
Ma si tratta proprio di fare le pulci come specifica la stessa Aerospace Corporation: la possibilità che pezzi della stazione spaziale possano colpire una persona sono più piccole di oltre 1 milione della possibilità di vincere al Powerball (lotteria statunitense dove le possibilità di vincere il Jack pot sono davvero scarse). Ed è dunque molto, ma molto più probabile che i pezzi della stazione cadranno nell’oceano o nel bel mezzo del nulla.
Avvertimenti della protezione civile
Intanto la protezione civile italiana, pur confermando che l’impatto sul suolo italiano sia cosa molto difficile, ha comunque già diramato alcune istruzioni riguardo a cosa fare nel caso reale la stazione spaziale, o meglio i suoi resti, andassero ad impattare sul suolo italiano.
Come si può leggere su repubblica.it, la protezione civile consiglia di stare lontani da porte e finestre vetrate e conferma che i luoghi più sicuri sono i piani più bassi degli edifici.
Nel caso si avvisasse un frammento della stazione spaziale, è necessario non toccarlo e non avvicinarsi restando ad una distanza di almeno 20 metri, anche perché alcuni frammenti potrebbero contenere idrazina, un composto dell’azoto tossico.