Topi acquatici africani, scoperte due nuove specie che usano baffi sul pelo dell’acqua come “sonar”

Rappresentazione artistica di un esemplare di Colomys lumumbai (credito: Velizar Simeonovski, Field Museum)

Due nuove specie di topi “semi acquatici” sono state descritte in uno studio apparso sul Zoological Journal of the Linnean Society. Si tratta di una scoperta importante in quanto si tratta di animali molto rari. Uno dei primi esemplari fu individuato 93 anni fa in un ruscello dell’Etiopia, e probabilmente oggi è estinto ma i ricercatori hanno dimostrato che esistono ancora specie diverse ma strettamente imparentate.

Due nuove specie di topi acquatici

I ricercatori hanno infatti scoperto due nuove specie di un gruppo di topi acquatici che possono essere considerati come i cugini più stretti del topo acquatico etiope.
Si tratta di alcuni degli animali più rari al mondo, come spiega Julian Kerbis Peterhans, uno degli autori dello studio nonché ricercatore del Field Museum, da trent’anni alla caccia di questi roditori.

Topi acquatici africani evolutisi per vivere nell’acqua

Non si tratta dei topi che possiamo vedere in città e neanche di quelli che possiamo vedere in campagna. Si tratta di specie di topi che si sono evolute per passare molto tempo nell’acqua o comunque resistere ai suoi effetti vantando un pelo più resistente e zampe più lunghe e larghe.
Ne esistono solo due generi conosciuti: Nilopegamys e Colomys. Il primo genere (che letteralmente significa “topo dalla sorgente del Nilo”) è stato descritto 93 anni fa grazie all’individuazione di un solo esemplare, cosa che da sola fa comprendere quanto sia raro.
Il secondo genere, quello dei Colomys, è un po’meno raro, essendo diffuso anche in altre parti dell’Africa (dal bacino del Congo alla parte occidentale del continente), ma comunque resta molto difficile da trovare.

Due nuove specie del genere Colomys: Colomys lumumbai e Colomys wologizi

I ricercatori hanno nello specifico scoperto due nuove specie del genere Colomys, ossia la Colomys lumumbai e la Colomys wologizi (i primi devono il nome in onore a Patrice Lumumba, leader dell’indipendenza congolese mentre i secondi ai Monti Wologizi della Liberia).
I ricercatori hanno confrontato il DNA di queste due nuove specie con quello del Nilopegamys, il topo scoperto 93 anni fa i cui resti sono presenti nelle collezioni del Field. Le analisi del DNA hanno dimostrato che Nilopegamys e Colomys sono parenti molto stretti.
Precedentemente per quanto riguarda il genere Colomys era nota solo la specie Colomys goslingi , definita anche “ratto dei guadi africano” e classificata nel 1907).

Topi guadano ruscelli usando baffi come “sonar”

I Colomys hanno delle zampe lunghe, simili a quelle dei canguri, possono sedersi sulle anche e possono guadare ruscelli poco profondi tenendo i baffi sopra la superficie dell’acqua per rilevare i movimenti, usandoli dunque come una specie di sonar, come spiega Peterhans.
Sono inoltre dotati di una pelliccia idrorepellente molto spessa e calda e sono caratterizzati da una pancia bianca. In generale queste specie di topi sono molto difficili da individuare perché passano la maggior parte del proprio tempo nell’acqua anche se sono stati individuati anche in zone paludose o lungo i bordi dei fiumi.

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