
Trattare il Clostridioides difficile (CDI) ricorrente con il trapianto di microbiota fecale può, secondo uno studio apparso su Annals of Internal Medicine, avere effetti molto importanti. Secondo i risultati ottenuti dai ricercatori, questa tecnica può aumentare la sopravvivenza di quasi il 30% e può ridurre il tempo del ricovero ospedaliero.
Inoltre questa tecnica sembra ridurre di quattro volte il rischio di contrarre la sepsi, il tutto sempre rispetto ai trattamenti “tradizionali” con gli antibiotici.
Il Clostridioides difficile, noto anche come Clostridium difficile, è resistente agli antibiotici e può produrre alcune gravi infezioni, ad esempio nel flusso sanguigno. Alcune delle infezioni nel flusso sanguigno, causate dalla presenza di batteri intestinali, possono portare alla morte.
La ricerca è stata effettuata da ricercatori del Policlinico Gemelli di Roma che hanno analizzato i dati di 290 pazienti ricoverati in ospedale con CDI ricorrente trattati con trapianto di microbioma fecale oppure con antibiotici.
I ricercatori notavano che il rischio di infezione del sangue risultava inferiore del 23% nel gruppo trattato con trapianto di microbioma rispetto all’altro gruppo. Inoltre il primo gruppo mostrava tempi di ricovero più brevi, in media di 14 giorni, e in generale un aumento della sopravvivenza del 32%.
Approfondimenti
- Poo transplants beat antibiotics for treating C. diff superbug (IA)
- Recurrent | Annals of Internal Medicine | American College of Physicians (IA) (DOI: 10.7326/M18-3635)
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