Tre nuovi esopianeti scoperti nella zona abitabile di stella distante 12 anni luce

Tre nuovi esopianeti, considerati come “potenzialmente abitabili”, sono stati trovati intorno a Gliese 1061 (GJ1061), la 20ª stella più vicina al Sole, collocata a circa 12 anni luce di distanza da noi.

È una stella simile a Proxima Centauri, la stella più vicina alla Terra ma rispetto a quest’ultima è caratterizzata da un’attività stellare meno violenta, cosa che già da sola suggerisce un ambiente più sicuro per l’eventuale possibilità di presenza di vita extraterrestre.

La stella è stata osservata per 54 notti da luglio a settembre del 2018 nel contesto di una campagna osservativa denominata Red Dot che sta ispezionando le stelle più vicine a noi per valutare la presenza dei Esopianeti.
Si tratta di una nana rossa di tipo M, con una massa relativamente bassa, il cui sistema planetario è stato analizzato tramite i dati dell’Osservatorio Europeo Australe, in Cile.

Per l’identificazione i ricercatori hanno utilizzato il metodo della velocità radiale. A differenza del metodo del transito, questo metodo prevede l’analisi delle oscillazioni, spesso molto piccole o comunque minimali, di una stella durante la sua orbita a causa dell’attrazione gravitazionale dei pianeti che ruotano intorno ad essa.

In base a questa tipologia di analisi, i ricercatori hanno trovato tre pianeti, tutti leggermente più grandi della Terra e tutti con un’orbita molto vicina alla stella tanto che tutte completano un’orbita in pochi giorni (da un minimo di tre fino a un massimo di 13 giorni).
In base a questi dati, gli stessi ricercatori hanno calcolato che questi pianeti devono trovarsi nella cosiddetta “zona abitabile”.

Tutti e tre i pianeti hanno una massa che va da 1,4 volte a 1,8 volte la massa della Terra.
Ad interessare in particolare i ricercatori è stato GJ1061 d, il pianeta più esterno che orbita intorno alla stella ogni 13 giorni.
Secondo i ricercatori potrebbe presentare acqua liquida in superficie e temperature superficiali simili a quelle del nostro pianeta.

L’intero sistema planetario, in ogni caso, è stato definire dagli stessi ricercatori, che hanno pubblicato il proprio studio per il momento su arXiv, come “dinamicamente stabile a lungo termine”.

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