
Un team di ricercatori è giunto alla conclusione che tre specie di vermi parassiti dei cani e dei gatti che non sono noti per infettare gli esseri umani possono fare il “salto” in questi ultimi con una probabilità che è più alta del 70% per il prossimo futuro.
I ricercatori spiegano che le relazioni molto strette di molte persone con gli animali domestici sia la ragione principale dietro questa stima, come riferisce Ania Majewska, ricercatrice della Odum School of Ecology dell’Università della Georgia che ha realizzato lo studio.[1]
Vermi parassiti
I vermi parassiti, definiti anche elminti, sono tra i parassiti più comuni per gli esseri umani. Come spiega il comunicato di università americana, si stima che siano 1,5 miliardi le persone infettate da vermi parassiti (dato dell’OMS). Alcuni di questi vermi possono causare anche malattie gravi come la filariosi o la schistosomiasi.
Vermi parassiti negli animali domestici
I vermi parassiti possono infettare anche gli animali domestici. Questi ultimi sono oggi praticamente onnipresenti, come riferiscono i ricercatori nello studio, e spesso vivono a stretto contatto con gli umani per ottenere il cibo e il riparo. Spesso gli animali domestici che possiamo avere in casa, inoltre, possono cacciare animali selvatici e consumare parti di essi e in generale possono sovrapporsi all’habitat selvatico vagando in giro. Le opportunità che avvenga il cosiddetto “salto”, il passaggio infettivo di un verme da un animale selvatico agli esseri umani, sembra quindi abbastanza probabile.
Anisakis simplex
Anche per quanto riguarda il consumo di pesce crudo (in alcuni casi anche poco cotto) ci sono rischi di essere infettati da vermi parassiti. Ad esempio c’è un nematode, l’Anisakis simplex, che può causare la malattia del “verme delle aringhe” e che infetta migliaia di persone all’anno.[1]
L’Anisakis simplex, dopo essersi sviluppato come uova nelle feci del primo (ma anche l’ultimo) organismo della catena, si schiude nell’oceano sopravvivendo nel mare per diversi giorni. Quindi viene consumato da un organismo intermedio, di solito un krill, sviluppandosi come larva nel corpo di quest’ultimo. Il krill viene poi mangiato da un ulteriore organismo, di solito un pesce (come un salmone, uno sgombero o un calamaro) raggiungendo poi il ciclo vitale finale quando il pesce viene ingerito da un mammifero marino. In questo organismo finale produce delle uova le quali poi vengono espulse tramite le feci ricominciando il ciclo.[3]
Lo studio
I ricercatori hanno posto la propria attenzione su 737 specie di parassiti che sono soliti infettare mammiferi selvatici o domestici. 137 di esse sono già conosciute perché infettano anche gli esseri umani.
Tramite un programma di apprendimento automatico, i ricercatori hanno stabilito quali sono quelle caratteristiche che possono essere collegate alla trasmissione all’uomo.
I ricercatori hanno scoperto che sono i vermi che infettano gli animali da compagnia oppure i pesci che hanno le probabilità più alte di infettare anche gli esseri umani. Anche i parassiti più diffusi a livello geografico avevano probabilità più alte di procurare infezioni agli umani.
Paramphistomum cervi, Schistocephalus solidus e Strongyloides papillosus
Infine hanno “filtrato” tre specie di parassiti, per le quali al momento non sono noti casi di infezione negli esseri umani, che hanno le probabilità più alte di effettuare il “salto”: Paramphistomum cervi (che si trova nel bestiame e in diversi animali selvatici), Schistocephalus solidus (una tenia che infetta i pesci e che può trovarsi anche negli uccelli e nei roditori) e lo Strongyloides papillosus (bovini, suini, pecore, capre, conigli e ratti).
Secondo i ricercatori queste tre specie sono “suscettibili di infettare l’uomo” e dovrebbero essere dunque maggiormente studiate e “sorvegliate”.[1]
Note
- Parasitic worms in dogs, cats may jump into people
- Predictors of zoonotic potential in helminths | Philosophical Transactions of the Royal Society B: Biological Sciences (DOI: 10.1098/rstb.2020.0356)
- Anisakis simplex – Wikipedia in inglese